13/8/2016
L'idea è fare velocemente colazione, caricare le moto e incamminarci, ma rimane un'idea.
Complici numerosi passaggi in bagno di Sabrina e i movimenti rallentati dal gran caldo, salutiamo Aral solo a mezzogiorno passato.
Percorriamo 600 e passa km di monotonia e asfalto liscio come una tavola da biliardo, arrivando a Aqtobe in serata.
L'unica cosa della giornata degna di essere raccontata è la nuova bibita acquistata: Top Russian Lemonade.
Quando vedo i due uscire ridacchianti dal negozietto con la bottiglia in mano, entro sbattendo la porta e esco un minuto dopo col mio solito the freddo: poco dopo si nascondono da me, mentre rovesciano a terra il loro acquisto e di nascosto si abbeverano dal mio...
14/8/2016
"Direct road to Atyrau is very very bad, if you go to Uralsk and then Atyrau is good"
Di fatto i primi 100-150 km non è neanche brutta, 'sta strada, poi degrada all'improvviso e in effetti smette proprio di essere una strada.
Percorrere le piste laterali che si sono create a fianco, nella steppa, è senza dubbio più facile e pure divertente.
La bevanda del giorno di chiama frizz qualcosa, ma faccio finta di non accorgermi che l'hanno comprata che altrimenti questa volta li dovrei costringere pure a berla...certo quando sento Roberto esclamare "ma è frizzante!" è dura fare finta di niente
15/8/2016
Ci svegliamo presto qui a Sagiz, ma nessuno si preoccupa della nostra presenza nel posto dove abbiamo dormito, è come se non esistessimo. Senza colazione, smuovere Roberto e Sabrina è impresa ardua e il tempo passa: è il momento del mio sbotto.
Gli ultimi due giorni non sono stati il massimo, e il programma di oggi sarebbe impegnativo: non si possono perdere ore così, penso io, e gli abbaio addosso tutta la mia stanchezza e frustrazione.
In realtà sento un po' la responsabilità della fatica che si è fatta, del caldo che si è preso, e forse sono pure un po' preoccupato per quello che ci aspetta: per farlo c'è bisogno di essere carichi e motivati.
Roberto sale in moto e torna dopo una mezz'ora con 10 litri d'acqua e una tanica per la benzina, io brontolo ancora un po', ma alla fine si decide di partire.
Prima però bisogna far benzina e il pignolo benzinaio si rifiuta di versarla nella tanica, che in effetti è un plasticone da 10 litri che conteneva liquido di raffreddamento.
L'unica soluzione è fare un travaso serbatoio-tanica e poi rifare benzina dal distributore nel serbatoio.
Nell'operazione, forse per sopperire alla mancata colazione, Roberto si beve una tazzina buona di 92 ottani.
La deviazione è a pochi km, a Mukur, e quindi da una strada disastrata e poco frequentata entriamo in una strada ancora più disastrata e ancora meno frequentata: i crateri qui sono enormi e profondissimi e le piste laterali sono l'unica possibilità.
Troviamo un villaggetto, quattro case e otto cammelli, e vediamo se riusciamo a trovare ancora qualche litro di benzina.
"Quanta ve ne serve?" chiede il tipo dell'ambulanza (ancora oggi mi chiedo che ci fa lì un'ambulanza: in caso di necessità dove ti potrà mai portare?)
"7 litri in totale" rispondo io
lui indica il serbatoio del suo mezzo e dice che la possiamo prendere da lì: l'omino è simpatico e neanche ci fa la cresta..
Non molto dopo arriva il bivio: quando vediamo la strada girare sulla destra e il lago di bitume sulla sinistra, sappiamo che dobbiamo uscire del tutto dalla strada e seguire le tracce.
Si sale un filo e lo vediamo da lontano, il nostro obiettivo, l'Aktolagai Plateau
Vederlo è già una bella sensazione, bisogna raggiungerlo però: le tracce inizialmente sono buone, quindi peggiorano man mano. E' evidente che ne esistono di altre, più recentemente battute, ma non sappiamo dove portano e quindi seguiamo quelle registrate in open street maps. Il problema non è il fondo o la traccia stessa, ma la vegetazione che si è ripresa ciò che è suo, e quindi per chilometri e chilometri tiriamo su di tutto: erba, arbusti, alberelli...
"Dominator, nei migliori negozi di giardinaggio!"
Ce la facciamo, e arrivati ai piedi delle formazioni calcaree andiamo in cerca della piramide che avevamo visto nelle foto a casa prima di partire.
"Sa, scendi subito" dico io quando sento odore di bruciato e vedo del fumo uscire dalla moto: tutta la roba tirata su, a contatto col motore caldo, sta prendendo fuoco e la mia moto sta per fare la fine di quella di Goncalves nella Dakar di un paio di anni fa.
Per fortuna me ne sono accorto in tempo e spegnere il tutto è facile, ma è un chiaro segno del fatto che la piramide la cercheremo il giorno dopo e sia ora di montare la tenda..