Ecco, ve la siete voluta. A tutti quelli che hanno insistito perché scrivessi: poi vi interrogo
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Il lunedì comincia lentamente, mi sveglio che i miei due compagni di stanza si sono già alzati ed io non mi sono accorto di nulla. Mentre vago per capire dove si trovi il posto della colazione, mi imbatto nel foglino col programma delle giornate. Ogni giorno inizia con "7.45 risveglio muscolare": sono finito in un posto di burloni. Fuori, c'è gente che fa cose. Io constato un po' perplesso che la moto non perde olio, poi smonto le valige che è meglio. Diventeranno il sedile preferito di Piero per un paio di giorni. Poi mi faccio un giro, e lascio un po' di bava su alcune delle moto che vedo. Nel frattempo, Michele pulisce la catena alternando tre/quattro tecniche diverse. Gli hanno detto che sulla sabbia la catena dev'essere tenuta secca, e lui esegue alla lettera. Primo giro di pollo/riso/verdure, poi lezione sulla postura in sella e riposizionamento delle leve. Devo confessare che i piloti veri risultano più eleganti di come mi sento io. Il bello arriva con la lezione sull'USO del GPS. Il corso è per rincoglionit^H^H^H^H^H^H^Hprincipianti, ma visto che si tratta di usare un GPS nel deserto, le funzionalità che interessano riguardano waypoint e rotte. Ah sì, e la bussola, perciò ci troviamo prima a girare in tondo come trottole ubriache e poi a vagare tra il waypoint "la villa" e il waypoint "001" (manco un nome, si è meritato). 60/70 metri che attraversano il giardino di casa Mohamed, dai nostri alloggi al capannone usato come garage. Rischiamo di perderci, scontrarci, insabbiarci (a piedi), punti discordanti decine di metri tra un GPS e l'altro. L'idea di seguire rotta e waypoint sul serio mi fa visualizzare gli avvoltoi che indicheranno i nostri corpi ai corsisti della settimana successiva. Alla fine riusciamo però a tornare tutti a casa, è arrivata l'ora della vestizione e del giro d'esordio. Primo bivio, la gran parte del gruppo tira dritto. Per fortuna la deviazione era solo una scorciatoia, e ritroviamo gli altri dopo pochi metri. Arriva la prima pista di sabbia, ed è subito un disastro: postura studiata al mattino, dare gas, la moto non va dritta nemmeno per dieci centimetri. Su 500 metri di pista, credo di aver percorso almeno un chilometro. Test in un tratto ancora più sabbioso, manca poco ci affogo dentro. Diciamo che forse, ecco, dovrei accelerare con un pelo più di decisione. Nel frattempo, nella pista accanto Nibbio sta scavando un solco a forza di provare la posizione. Quando siamo pronti per partire verso la nuova destinazione, aspettiamo che lui sia indirizzato nel verso giusto e poi procediamo. Troviamo una pista un po' più dura, e lì mi sento più a mio agio. Con la sosta, arriva la parte sulla manomissione delle sospensioni. L'attenzione è sul ritorno al posteriore e la compressione all'anteriore. Che nel mio caso erano già praticamente tutti chiusi, e questo significa che la moto è destinata a fare la biscia per tutta la settimana. Il pensiero va al tempo ed ai soldi che non ho avuto per far revisionare forcella e mono, quindi decido che è arrivato il momento di fare foto. Se Nibbio non compare, sapete perché. Ah, in tutto questo i dominator sono stati completamente ignorati. L'ultima parte al buio è molto suggestiva, il cammellodromo fa molto stadio dei pod racer dell'infelice episodio 1 di Star Wars. E anche Tattoine non è lontana.
A cena, seconda razione di pollo/riso/verdure. E compare il primo alcol clandestino. I quattro prodi, essendo molto più professionali degli altri professionisti presenti, si assicurano che stiano tutti dormendo da tempo prima di andare a dormire a loro volta.
Martedì, mi alzo in tempo per poter rifiutare elegantemente la seduta ginnica e mi dedico con scrupolo alla colazione. Si parte, enfin. Dopo l'inizio morbido di ieri, oggi tappa da una giornata guidati dal gps (poco) e da chi sta davanti (molto). Il montaggio dei supporti gps segna la rivincita delle nostre moto da peones nei confronti delle fighissime moto racing. Noi abbiamo più o meno tutti dei supporti "veri", mentre di là è un dilapidare gomma piuma e fascette. Un po' d'asfalto, poi saranno piste dure e Chott. che è completamente secco, come solitamente mai in questa stagione, e quindi potremo attraversarlo. L'obiettivo era anche trovare un passaggio percorribile agilmente dall'auto, quindi abbiamo un po' pascolato attorno agli allevamenti di palme sparsi qua e là apparentemente a caso. Al ritorno su asfalto la tanica del nano salva almeno un paio di persone, il giovane Luca invece, nonostante la sua moto abbia serbatoi appiccicati ovunque, resta senza benzina. Mi fermo io, si ferma Fast Robby col 690 Rally, si ferma Tiziano col serbatoio gigantesco sotto al quale si intravede un EXC 530. Il dialogo va così:
adellam - "Ti do un po' di benzina? ho gli attacchi rapidi, si fa presto"
Luca - "No grazie, la prendo da lui (indica il 690) che ha gli attacchi rapidi"
adellam - "..."
Al rientro, controllo olio e lo stato del filtro aria. L'olio c'è ancora tutto, e questo evento mi fa diventare improvvisamente superstizioso a quasi 45 anni d'età: il motore è stato praticamente rifatto tutto, catena di distribuzione, cuscinetti dei bilanceri, verificato lo stato di ruota libera, dischi frizione e attuatore, cambiate quasi tutte le guarnizioni accessibili, sostituite le spazzole del motorino d'avviamento, revisionata la pompa dell'acqua. Eppure, non ho mai percorso più di 1000 chilometri, specie su asfalto, senza che qualche goccia d'olio trafilasse da qualche parte. Ora invece niente. Anche il filtro aria, è praticamente pulito. Ero partito da casa portandomi dietro altri due filtri nuovi e già oliati, un coprifiltro di spugna, e anche la cuffia antipolvere. Dopo un giorno abbondante di sabbia, giusto un po' di polvere in corrispondenza dell'apertura dell'airbox e basta. Chi mi ha terrorizzato per anni con la storia che il 640 raccoglie polvere più del bidone aspiratutto, o raggiunge velocità che non riesco nemmeno a immaginare oppure esagerava un pelino. La goccia d'olio è invece sotto alla moto di Piero, sembra uscire dalla tenuta del filtro quindi niente di serio. Salviamo il pavimento trascinando sotto alla moto, aiutandoci in due, l'ex parabrezza di fabri.
A cena menù originale, riso/pollo/verdure, e poi serissime cazzate in libertà. Recuperiamo i gps con le rotte che dovremo usare domani.
Mercoledì, il programma è iniziare con un po' di pista dura per poi attaccare la prima sabbia con le dune "vere". Ma prima la rituale contemplazione di chi risveglia i muscoli (nda: non voglio affatto sfottere chi fa esercizio, è sicuramente migliore di me. Ma la settimana tunisina per me era anche vacanza, e un po' la fine simbolica di un periodo estremamente tribolato che aveva incoronato diversi anni per molti aspetti estremamente frustranti. Quindi insomma, fanculo, la ginnastica mattutina la farò un'altra volta. Forse). Sul duro tutto bene, ma appena incontriamo la sabbia, oltre a tornare istantaneamente l'effetto biscia che mi procura la prima goffa caduta a cui segue il primo insabbiamento da vero impedito - per fortuna c'è Davide che mi fa fare le manovre giuste -, la moto comincia a funzionare male a bassi regimi. Come se non arrivasse aria. Apro la scatola filtro, che è pulito, tolgo la calza antipolvere, ma non cambia nulla. Sulle piccole dune che attraversiamo, l'effetto è disturbante: quando devo aprire gas per attaccare la salita o per cominciare la discesa, non so se la moto affogherà e quindi affonderò istantaneamente, o se verrò sparato sulla duna successiva. Ah, poi ovviamente ho il pieno, che "riempite i serbatoi che non si sa mai". Lo zio Polli ad un certo punto si impietosisce e decide che deve tirarmi per un tratto. Prima duna, primo cazziatone: "stai seduto, che se non galleggi non ha senso stare in piedi. E alla tua non velocità, non galleggi". "Ok...". In qualche modo arrivo anch'io. In tutto questo, non so come ma ogni volta che ripartiamo mi ritrovo dietro al nano. Come essere in mezzo a una tempesta di sabbia, e la sua andatura ideale è tipo 2Km/h inferiore alla mia. Ma di provare a superarlo non se ne parla, quando posso cerco passaggi e cadute alternativi. Anche la moto di Nibbio ha problemi, Polli trova in Davide il volontario che ci scorterà a casa mentre gli altri proseguiranno il giro. Più dune, e per i bravi e strumentodotati esercizi col roadbook. Noi arriviamo in città, Davide accosta e si ferma, Nibbio accosta e si ferma, io metto la freccia, accosto e mi fermo. Non ho ancora i piedi a terra, sento una botta sul posteriore della moto e poi mi vedo sfilare accanto un ragazzino tunisino che struscia sull'asfalto circondato da pezzi di motobecane. Che non si spegne manco da smontato. Il ragazzino ha un paio di contusioni, Nibbio gli chiede informazioni scandendo le parole in un italiano impeccabile che l'altro, probabilmente sotto shock, non capisce. In qualche modo si mettono d'accordo per una botta alla caviglia ed una al braccio, nel frattempo si è radunato praticamente tutto il paese e sta già arrivando un'ambulanza. Qualcuno toglie i detriti, qualcun altro ci fa capire che possiamo andare. E noi andiamo. Davide si era fermato per chiederci se volevamo pranzare prima di rientrare, e noi vogliamo. Il consiglio, nel posto in cui ci fermiamo, è quello di prendere due panini in tre, viste le dimensioni. Si può scegliere tra pollo e tonno, ma perché scegliere il tonno? due panini al pollo, quindi. Scopro che anche nei panini le olive hanno il nocciolo. Al rientro, comincia la cerimonia dello smontaggio della moto. Sembra essere tutto in ordine, filtro pulitissimo e oliatissimo, vaschetta del carburatore pulita. Passa Fabio, e dice una cosa tipo "Mikuni dimmerda, controllate lo spillo che va cambiato ogni 5000 chilometri" 5000 chilometri? forse esagera, via. E invece no: da una parte è completamente consumato, sembra ne sia stato segato via un pezzo. Lo spillo ha 15000 chilometri, btw. Ho con me il vecchio, che ne aveva 35000 ma è in uno stato molto migliore. Lo cambio, eppoi con Davide decidiamo che a questo punto conviene smontarlo tutto, il carburatore, e verificare il resto. Come fosse facile estrarlo e rimetterlo a posto, ma tanto ho il pomeriggio libero. Visto che non posso fare scuola di guida, faccio scuola di meccanica. Nel frattempo Nibbio ha smontato il suo, di carburatore, e ci ha trovato dentro l'impossibile. Caso facile. Io rimonto tutto, rigrazie a Davide, la moto parte e gira perfettamente. Sembra risolto. Piero rientra acciaccato, ha fatto a botte col 950 ed ha perso. In compenso ha potuto provare praticamente tutte le moto del gruppo.
Dopo il pollo a pranzo segue il pollo a cena, e visto che a dispetto della mia incapacità e delle rogne meccaniche ho deciso di provare a seguire il roadbook, in mio onore viene tenuta una lezione sull'uso dello stesso. La lezione evidenzia una pecca dello zio Polli che sospettavamo già da un po': ha litigato da piccolo con l'insegnante d'italiano, e non ha mai fatto pace. A dispetto dell'uso creativo della lingua, i suoi insegnamenti sono preziosi.
Giovedì è il gran giorno, direzione Ksar Ghilane, notte in accampamento, e ritorno venerdì. Forse per la stessa strada forse no, ancora non si capisce. Piero è ancora dolorante, e arriverà via asfalto. Visto che sono roadbook munito, oggi dovrà soffrire anche Giada, la mia scorta per evitare che io sconfini in Algeria o in Mali. La navigazione non va male, arrivato al punto in cui dovrei trovare la prima nota non c'è niente. Proseguiamo, e finalmente arriviamo al cartello indicato dalla nota. Son passati 5 Km, e il punto effettivamente coincide col raggiungimento del waypoint (me l'ha fatto notare Giada, io mica c'ero arrivato). Diciamo che, visto che il roadbook era datato 2002, un po' di discrepanza avrei dovuto aspettarmela. In questa parte del percorso ho scoperto una mia qualità vincente: ogni volta che ci sono piste parallele, riesco a scegliere quella più rovinata.
Al Cafè du Desert troviamo il gruppo di XR che sarebbe dovuto essere sulla nostra nave, che riparte poi nella direzione opposta alla nostra. Noi invece aspettiamo più di mezz'ora i due che il roadbook non dovevano leggerlo, ma scriverlo. Non so cosa abbiano segnato, per arrivare fin lì sul mio roadbook erano state sufficienti tre note. La pista continua veloce ancora per un bel pezzo. Il tempo di vedere Nibbio essere respinto da una pietra che lo fa rallentare alle medie dei giorni precedenti, e cominciano le prime linque di sabbia e le prime piccolissime dune. E la moto ricomincia a funzionare male (inserire bestemmie a piacere, posso suggerirne OTR a chi pecca di fantasia). Incrociamo due auto, per superare la seconda esco dalla pista e devo superare una piccola duna quasi verticale. Appena svalicato la moto muore, vengo sbalzato in avanti, mi spiaccico contro la strumentazione, vengo ributtato in sella e per una frazione di secondo mi illudo di riuscire a riprendere il controllo. Ma il controllo ce l'ha lei, la fetente, stavolta come tocco il gas accelera e mi esibisco in un bel 270°. Ovviamente per cadere aspetto di essere rientrato sul duro della pista, proprio davanti all'auto. Il mio spettacolino l'ho dato, ne avrei fatto volentieri a meno. Nessun danno fisico, un po' al morale, e soprattutto la moto che sulle dune continua ad essere imprevedibile. Facciamo tappa al fortino, quando ripartiamo incrociamo una fila di quad. Vedo fabri evitarne uno per un pelo, o forse no, io mi sposto ancora più fuori dalla pista e rischio di tagliare male una duna per evitare il tipo in testa alla colonna che sta guidando mentre guarda indietro, e il quad va un po' dove c@zz0 vuole. Mi allontano più in fretta che posso, sono di nuovo dietro al nano e quindi per un po' non vedo niente. Mi fermo per farlo allontanare e provo a capire se riesco a far funzionare la moto in modo decente sulle ultime dune. Niente da fare, riparto e arrivo che sono quasi tutti lì. Mi metto in pari con le birre ed i panini al pollo, compare Nibbio e fa subito invaghire un orientale palestrato. Scopriamo che il dominator di fabri ha tirato il calzino, verrà recuperato poco dopo trainato da un quad. Arriviamo al campo, chi ha portato la tenda comincia a montarla. Nibbio procede sicuro coi suoi picchetti, ha bisogno di qualche tentativo prima di arrendersi all'evidenza che nella sabbia sono inutili. Non se ne cura, e decide che userà la tenda così com'è. Una specie di preservativo usato. Io dovrei sistemare la moto, ma c'è la parte di corso di guida sulle dune. Scatto un po' di foto. Quando è il turno di Nibbio, parte incarognito e non si ferma più. Non si ferma quando Polli gli dice di fermarsi perché gli deve spiegare cose (prova anche a placcarlo, una volta), non si ferma quando entrano gli altri, ad un certo punto pensiamo che non si fermerà più. Però alla fine si arrende anche lui, e possiamo rientrare. Smonto e rimonto la moto, non trovo un c@zz0, ma dopo averla rimontata riparte e gira regolare. L'ultima parte del lavoro la faccio al buio, con la torcia tra i denti. Nel frattempo altre foto in giro, mi dimentico la macchina fotografica appesa in un posto improbabile (il solito "la piazzo qua così mi ricordo di recuperarla"), e avrò minuti di panico quando, dopo il solito pollo serale accompagnato da un fighissimo pain de sable, mi metterò a cercarla. Il quartetto si scatena nella ricerca, e casualmente la trova fabri. Arriva il momento di andare a dormire, il nano è avanti da un pezzo e straordinariamente non russa. Ci penserà Michele, regolare come un metronomo per tutta la notte. Al mattino avrà la sfrontatezza di sostenere di aver dormito non più di 10 minuti.
Venerdì, tempo di rientrare a Douz. La moto di fabri sul pick up di Michele guidato da Fabio. Che ha fretta, alle 7.30 vorrebbe già partire. Io vengo distratto dal briefing e non provo ad accendere la moto. Avrò di che pentirmene, visto che non parte e il pick up ormai è andato. Un tentativo coi cavi ha successo, salto sopra e mi unisco a Piero e Nibbio, che non vuole rischiare di cuocere anche il suo dominator, per tornare via asfalto. Mentre aspetto che gli altri facciano rifornimento, la moto muore e non riparte più. L'abbandono, Mohamed mi dà un passaggio sul suo pick up, e mi godo la pipeline fino alla casa. Clacson, fanali e saluti ogni volta che incrociamo un motobecane o un'auto. Appena arriva Piero ripartiamo col pick up di Michele, carichiamo la moto e torniamo. Ed è praticamente sera. Prima occhiata per capire cosa possa essere e troviamo un tubetto bucato. È il tubo del depressore, e il buco era nascosto dal passaggio del tubo benzina... Nel rimontare il serbatoio la sera precedente non mi ero accorto che toccava sul collettore, ed è bastata la prova dopo il rimontaggio perché si bucasse. Piero ha un pezzo di tubo benzina che usa per sostituire il mio. Su consiglio di Fabio gli facciamo fare un giro un po' lungo ma distante dal collettore, e la moto si accende subito e gira benissimo (inserire altre bestemmie, diverse dalle precedenti). Nel frattempo gli altri sono rientrati e si sono goduti Hammam e massaggi. L'eroe della giornata è fabri, mentre io consumavo la pipeline lui smontava il motore del dominator, trovava il problema, scrostava le fasce dal pistone e le rimontava, chiudeva tutto e lo faceva ripartire funzionante. Per premio, a cena niente pollo. È venerdì, solo verdure. La zuppa che ci portano mi piace parecchio, ma l'apprezziamo in pochi. Probabilmente il pollo crea assuefazione.
Sabato, ultima uscita: la meta è "la grande duna". Che in effetti è altina, Piero durante la salita disegna diverse "S" sempre più strette fino a spiaggarsi a pochi metri dalla cima. Io arrivo e poi mi fermo lì, mentre gli altri si divertono a risalirla, e ridiscenderla, da ogni verso possibile: il 640 ha ricominciato a rantolare... Dalla duna ci spostiamo al villaggio insabbiato, da dove parte un mondo di fesh fesh verso i laghi. Arrivano anche le auto, e ci raggiunge fabri col dominator restaurato. Il rientro vede una sosta per l'ultimo panino al pollo (ultimo a Douz, s'intende), poi noi quattro impacchettiamo le cose e partiamo. Dormiremo a Sousse, l'hotel ce lo consiglia lo zio Polli e da navigatore consumato le sue indicazioni sono impeccabili: "c'è la promenade, ad un certo punto trovate un albergo con un altro di fronte ed un parcheggio nel mezzo. Potete arrivarci sia da sud sia da nord". La descrizione è accompagnata da una mappa: una riga e due rettangoli affiancati. Scopriremo che la promenade di Sousse è lunga almeno una decina di chilometri, e il nome che ci ha dato oltre ad essere quello di svariati hotel è il nome del quartiere: in quella zona, tutto si chiama così. Partiamo, su asfalto la moto funziona regolarmente. A parte il fermarsi dopo essere entrata in riserva da 10 Km. Ma avevo solo girato il rubinetto dal lato sbagliato. Comincio a pensare che mi odi. Il viaggio dura una vita come all'andata, di notte diventa tutto più eccitante fra auto senza fari contromano nelle rotonde, motobecane (!) contromano all'ingresso di un autogrill in autostrada (!!), Nibbio che dopo un rifornimento si ritrova col cavo dell'acceleratore staccato. Insomma, in qualche modo ad un hotel col nome che corrisponde ci arriviamo. Da fuori sembra molto di lusso, il prezzo è buono, ci fanno mettere le moto al chiuso per la notte. La hall è uno spettacolo agghiacciante: il posto è anche discoteca, con tanto di coda all'ingresso, e all'interno girano dei tamarri inguardabili. Insomma, come potrebbe essere un night club italiano. In compenso le stanze sembrano reduci da un rave di una settimana. Nella nostra troviamo anche il letto sfatto, il tipo che ci accompagna finge di stupirsi e poi corre a prendere lenzuola e asciugamani puliti. Il bagno è decente, e comunque abbiamo sonno e va bene così.
Domenica, Piero va in avanscoperta per la colazione e quando lo incrociamo racconta scene da campo profughi. E in effetti non ci manca molto. L'hotel che di notte sembrava deserto, discoteca a parte, è stracolmo di famiglie con bimbetti infestanti. I tavoli sono una discarica, per trovare posto ci adeguiamo all'usanza locale: appena si libera un tavolo e riusciamo a battere la concorrenza, accatastiamo stoviglie e tovaglie sul tavolo accanto e in qualche modo riusciamo a mangiare. La ripartenza avviene senza incidenti, e l'autostrada non è così monotona: passiamo gran parte del tempo circondati dai soliti aspiranti suicidi che ci accompagnano impennando, col passeggero ciccione aggrappato come può. All'altezza dell'ultima uscita prima di Tunisi, si fermano in gruppo per salutare. Arrivati al porto, troviamo i cancelli chiusi. Ci spostiamo in una zona meno triste. Nibbio resta fermo, è riuscito a rompere la moto mentre era parcheggiata: è caduta la catena. Siamo in anticipo bestiale, Nibbio ha finito il tabacco ma lo vendono solo nei supermercati. Mi faccio sfuggire che ho visto l'insegna del Carrefour all'ingresso della città, ed improvvisamente quella sarà la nostra prossima meta. Le provviste sono solo una scusa, serve il tabacco. Arriviamo in un centro commerciale affollatissimo, Nibbio e fabri si occupano della spesa mentre Piero ed io cazzeggiamo all'esterno. Ritornano con panini, salumi, formaggi, lattine di birra che non potremo mai raffreddare, qualche bottiglia d'acqua. Le due buste di affettati sono costate quanto in Italia pagheremmo un maiale intero. Il porto nel frattempo si è affollato, Michele ci ricorda di passare dal check in GNV (che sta dalla parte opposta rispetto al nostro ingresso, in compenso è molto più ospitale rispetto a quello di Genova). Si rincorrono voci di ritardi imprecisati, quando ci dicono che non apriranno prima delle 19, Nibbio, fabri ed io decidiamo di andare a mangiare qualcosa. Che sarà un panino col pollo. Mentre stiamo rientrando, Piero ci avvisa che hanno aperto i cancelli. Ci buttiamo e contribuiamo ad aumentare il caos di 5 file parallele di auto e furgoni che devono entrare nello spazio di un'auto. All'interno, ci dividono: Piero e fabri da un lato, Nibbio ed io dall'altro. Primo controllo dei documenti, seconda fila, non abbiamo il foglino verde firmato quindi ci ricacciano a cercare un poliziotto che ci scriva sopra cose incomprensibili. Una mezz'ora buona per trovarne uno, poi stessa fila. L'imbarco non è ancora iniziato, in compenso piove e nemmeno poco. Decidiamo di risalire la coda e troviamo riparo in un capannone proprio all'altezza dell'ingresso della nave. Troviamo altri motociclisti, poi Piero e fabri ci raggiungono. Appena vediamo un paio d'auto che si muovono, ci buttiamo dentro la stiva della nave. Ci sarebbe ancora qualche container da caricare, ma ignoriamo le urla dei manovratori ed entriamo. Solita cabina adatta ai puffi, e solito Copacabana. Ma non è la stessa atmosfera dell'andata, c'è poca gente e molto tranquilla. Il mare è agitato, mi incerotto. Durante la notte la nava balla un po', ma niente di particolare.
Lunedì, cerco di dormire fino a tardi poi solito ritrovo al Copacabana. Le ultime cazzate, l'attesa dello sbarco al bar di sotto, e finalmente in qualche modo usciamo. I saluti col gruppo, e poi si rientra. E ci sarebbe già voglia di ripartire.