La scelta del percorso trae spunto dalle suggestioni enduristiche dei tempi dakariani che furono, permettendoci inoltre di dedicare delle piacevoli visite a 4 splendide città disseminate lungo il percorso, fino a toccare con lo sguardo le coste marocchine.
Genova è la madrina di molti viaggi, e anche in questo caso optiamo per le 18 ore marittime del tratto Italia-Barcellona, punto di partenza e di arrivo in terra iberica.
Barcellona – Valencia. Tappa di avvicinamento e di riscaldamento; ci avviciniamo agli sterrati e ci riscaldiamo godendoci il tepore inizio-primaverile spagnolo, molto più generoso di quello italiano. Il tratto autostradale che decidiamo di percorrere non vedrà le nostre ruote anche al ritorno; i quasi 40 euro sborsati, gli innumerevoli ammonimenti dei cartelli elettronici con macabri bilanci autostradali e le folate improvvise e violente che ci spazzano i pensieri e ci costringono agli 80 km/h, sono motivi sufficienti per dissuaderci dal riproporci i 400 km di “autovia” al rientro.
Arriviamo a Valencia, vibranti per l'attesa del giorno dopo...o forse solo per i tasselli che nel tratto stradale come al solito ci hanno deliziato le braccia e le orecchie. La serata è quella di chi sa che il giorno dopo inizierà la vera fiesta...per cui poche cervesas, giusto uno sgranchimiento de patas e a letto.
Valencia – Hellin. Si parte, presto ma non prestissimo - chi siamo noi per correggere le abitudini circadiane scolpite dai millenni in un popolo intero? - Basta adeguarsi.
Colazione tra le 8 e le 9. Sarà così sempre e ovunque.
E così dopo un breve tratto stradale in direzione Madrid, imbocchiamo i primi sterrati. Belli, anzi, molto belli, con passaggi non difficili, che consentono di ammirare il paesaggio agreste spagnolo, ma comunque degni di nota.
Tutto troppo bello - Gomma forata - Ruota posteriore indiscutibilmente afflosciata.
In mezzo alla campagna della Comunitat Valenciana - “beh, poteva andare peggio” - ci rimbocchiamo le maniche, scarichiamo l'XT e si comincia a lavorare di leve, sapone e pazienza.
1 ora è il tempo che ci prendiamo per litigare con la camera rinforzata; finisce in pareggio, perchè noi la obblighiamo a contorcersi dentro la posteriore, ma lei ci lascia con il dubbio che la valvola sia un po' troppo inclinata per reggere...il resto del raid ci darà ragione...
Per mancanza di voglia, decidiamo di far rattoppare la camera bucata da un vero professionista – il vulcanizador – “dove?” Giriamo 4 puebliti prima di arrivare nel più brutto, ma con l'unico gommista della zona, Albacete.
“Calma gringo che qui i ritmi sono altri” pare voglia dire il cartello degli orari di apertura, che ci fa posticipare di 1 ora e mezza la ripartenza.
Per aspettare ci rifugiamo in un pasto volante.
Telepizza, così si chiama il primo posto che incontriamo e che decidiamo di eleggere a prossima locanda del motociclista. Se non fosse per la pizza scadentissima, le patate fritte dal look post-atomico e il locale anonimo, lo show oltre i 100 decibel di 10 bambini indemoniati sarebbe fantastico. Non arrivando l'esorcista andiamo via senza conoscere il finale, ma con le orecchie tumefatte.
Questo è il video del momento in cui tentiamo di mangiare senza farci saltare i timpani, causa db eccessivi
http://www.youtube.com/watch?v=1w1MFTrN7yw
Il gommista ci restituisce la camera; felici e in ritardo sul ruolino di marcia decidiamo di recuperare la strada perduta deviando dai km di sterrato che ci restavano per la tappa, e finiamo la giornata ad Hellin.
Hellin – Mojacar. Dopo un avvicinamento breve, imbocchiamo una strada spettacolare che attraverso curve disegnate, asfalto nuovo, guardrail per salva-motociclisti e paesaggi mozzafiato, ci conduce al primo sterrato. Primo di tanti. Alla fine della giornata saranno 150 i km lontani dall'asfalto; sassosi, veloci, impervi o forestali. Sempre molto vari gli scenari, sempre lontani da centri abitati, quindi con circolazione veicolare praticamente nulla.
Si susseguono caminos dopo caminos fino a pranzo, che ci vede percorrere il letto di un fiume in secca, e da cui ripartiamo per affrontare gli ultimi e più difficili tratti accidentati e ben ripidi, che ci conducono ad un altopiano da cui godiamo nell'intravvedere il mare, e da cui scendiamo lentamente.
Curva dopo curva, foto dopo foto, lungo una inquietante pista tagliafuoco, cementata ma lasciata senza alcuna protezione né segnalazione, giungiamo a Mojacar - cotti e felici - Giornata perfetta.
Un video così....tanto per gradire :wink:
http://www.youtube.com/watch?v=umkOex72 ... e=youtu.be
Mojacar – Granada. I primi tentativi di intercettare le nostre tracce falliscono, disperdendosi tra pendii troppo abitati.
Proseguiamo su asfalto fino all'imbocco di uno sterrato che sale, sale e sale ancora, fino a raggiungere un altopiano in zona parco da cui intravediamo sia le punte innevate della Sierra Nevada sia i calanchi degli spaghetti western. Da qui una lunghissima discesa su fondo brecciolato, molto tortuosa e stancante ci conduce fino agli spettacolari canyon scenografici che Sergio Leone ha reso celebri, e finito lo sterrato risaliamo la strada della sierra che vedevamo prima. Il freddo comincia a farsi sentire fino ad arrivare a quota neve, 2000 metri e foto di rito.
Ridiscendiamo il lato opposto finendo in prossimità di un paesino che ci colpisce per il magnifico castelletto che già ammiravamo dai tornanti montani. E ora gli ultimi km che ci dividono da Granada sono i soliti di defaticamento. Stanchi ma soddisfatti ci godiamo la cittadina, centro culturale vivace, raffinato e certamente alternativo, molto piacevole e che merita assolutamente una visita.
Granada – Siviglia. Tappa lunga, molto lunga, ma bellissima!! I paesaggi sono molto vari, le piste passano tra uliveti e aranceti, proseguono su pistoni larghi e veloci e portano fino ad un passo di montagna - pale eoliche, pecore e capre è tutto ciò che ci circonda, niente altro – ridiscendiamo lungo piste da cui si gode un panorama meraviglioso, dominato da un lago artificiale che dopo poco ci ritroviamo a costeggiare in un sottobosco ricco di sentieri forestali - da perdere la testa -
Concludiamo la giornata?!...potremmo ritenerci soddisfatti, ma preferiamo finirla in una pozza, quella che inghiotte l'anteriore dell'XT, e le ultime forze. Dopo 20 minuti di finimondo terracqueo inefficace, ci affidiamo ad una corda e ai 100 cavalli dell'LC8...grazie ACI-carotona.
Le giornate sevillane sono di relax, ci lasciamo cullare dai ritmi andalusi e impariamo ad assumere l'atteggiamento un po' indolente del luogo – le tapas scandiscono i giorni che ci dedichiamo prima di dirigerci verso l'estremità occidentale d'Europa -
Tarifa. Luogo adatto a chi del vento ha fatto una ragione di vita.
Ciò che invece si imprime nelle nostre menti impolverate, è l'Atlante, che disegna l'orizzonte e ci conduce con la fantasia lì, a soli 15 km di mare. Ci ripromettiamo che la prossima volta sarà la costa spagnola a fare da sfondo.
Tarifa-Siviglia-Valencia.Torniamo a Siviglia e dato che i giorni cominciano a scarseggiare, decidiamo di fare una tirata.
La tirata.
I 690 Km e le 11 ore di tragitto, segnano per ora un precedente che difficilmente decideremo di superare.
Valencia – Ampolla. Avvicinandoci a Barcellona cogliamo l'occasione per visitare il parco del delta dell'Ebro. Bellissima la zona in prossimità della costa, acquitrinosa e ricchissima di avifauna.
Birra sulla spiaggia e pensieri che conciliano la fine del viaggio sono gli ultimi regali che ci facciamo.
Barcellona-Italia. Il giorno dopo è quello che conosciamo bene – porto, imbarco e ondeggio lento -
L'Italia ci attende con 4 o 5 gradi in meno e centinaia di camion in più.
Ci mancava.
Un abbraccio a tutti e al prossimo viaggio