Non mi sono fatto nulla, e questo va bene, ma il resto è un problema: la leva della frizione si è rotta di netto, e la moto è nel mezzo della ripida salita.
Ho un bauletto pieno di ricambi ma naturalmente 9 euro di leva di scorta non me li sono portati.
Noi due soli non la possiamo portare su a spinta, quindi Sabrina si mette alla ricerca di aiuto.
Prima fa il chilometro che ci divide dall'ingresso del parco nazionale, dove però la guardia è sola e non può lasciare il posto.
Le dice che in serata arriverà una jeep.
Poi si spupazza tutto il canyon a piedi, fino al caffè, dove la sera prima avevo visto un furgone; anche lì però le dicono che non si possono muovere e che non possono usare il furgone.
Pare però che debba arrivare un camion a mezzogiorno, e ci consigliano di chiedere aiuto agli autisti dello stesso.
Ripercorsi i 3 km del canyon torna da me e dalla moto, con almeno un po' d'acqua.
Nelle ultime 3 ore non ho visto alcun essere umano.
Smontati anche il bauletto e lo zaino che ci stava sopra, riusciamo quantomeno a rialzare la moto sul cavalletto: proviamo a spingerla ma la riusciamo a muovere in salita solo di qualche centimetro.
Non possiamo far altro che aspettare che arrivi qualcuno, almeno per portare la moto fuori da quella posizione in cui non la possiamo lasciare, e nel frattempo pensiamo a come fare a risolvere il problema: la cosa più logica sembra trovare un furgone con cui trasportarla ad Almaty (200 km).
Due giorni prima Sambor mi aveva dato il numero del suo amico Marat, che è di Almaty e di mestiere organizza tour in moto nella zona, ma dove siamo il telefono non prende, quindi, spostata la moto, dovremo camminare, o trovare un passaggio, almeno fino a un punto in cui prenda e chiamarlo, o altrimenti fermare dei furgoni sulla strada più vicina, che dista più di 10 km, sperando che siano disposti a venire a caricare la moto e a portarci ad Almaty.
"Il mio ora prende!", mi dice Sabrina sgranando gli occhi.
Compongo il numero di Marat, suona:
"pronto?"
"ciao Marat, sono Cristiano, un amico di Sambor, ci siamo conosciuti l'anno scorso a Bishkek"
"ciao, dimmi?"
"sono nel Charyn Canyon e ho un problema con la moto"
"che problema? che moto?"
"ho rotto la leva della frizione, è una Dominator"
"ok, il mio gruppo viene lì questa sera, ci sarà anche un meccanico, ci portiamo delle leve"
"ma...cioè...ho capito bene? venite QUI stasera? se trovassi un furgone che mi porta la moto ad Almaty non pensi che sia meglio che la porti lì?"
"penso che sia meglio che aspetti dove sei, se fa troppo caldo scendi nel canyon a cercare ombra, a dopo"
racconto a Sabrina la conversazione e quasi non ci crede.
E' Asia: niente è facile ma tutto è possibile, come piace dire a Sambor.
Poco dopo arrivano i primi esseri umani: sono un inglese in moto e due svizzeri in jeep; col loro aiuto riusciamo a spingere la moto fuori dalla discesa, quindi, dopo averci lasciato dell'acqua, scendono nel canyon per visitarlo, con l'inglese che salta sulla loro jeep e lascia la sua moto lì fuori insieme a noi (si, ho pensato di smontare la sua leva e andarmene mentre lui era giù, ma non l'ho fatto).
Per noi inizia una lunga giornata d'attesa, durante la quale pensiamo e ripensiamo ai giorni successivi, visto che il nostro programma è piuttosto tirato e già stiamo perdendo del tempo
La leva è tranciata di netto, alla base
Montiamo la tenda al fianco della moto, per garantirci un po' d'ombra
Verso le 15.30 arriva un grande Kamaz arancione con rimorchio: probabilmente è il camion che doveva arrivare a mezzogiorno.
Scende uno dei due occupanti, ci saluta, e inizia a girare intorno alla moto, mentre l'altro smonta il gancio del rimorchio, quindi mi suggerisce di mettere la leva del freno al posto di quella della frizione: fargli notare che sono diverse è piuttosto facile e gli dico che comunque arriverà da Almaty un meccanico ad aiutarci in serata. Lui si mette a ridere, probabilmente perché pensa che abbiamo chiamato qualche sorta di europeassistance locale, quindi risalgono entrambi sul bestione e scendono nel canyon.
Poco dopo ripassano gli svizzeri e l'inglese, che nel frattempo hanno caricato anche un ciclista polacco: qualche chiacchiera, molti auguri, e un arrivederci ai prossimi giorni, visto che i programmi di tutti sembrano piuttosto simili.
Ci chiedono se abbiamo fame, ma decliniamo, poichè nel caso saremmo comunque autosufficienti e non vogliamo fargli perdere tempo.
Quindi dal canyon spunta il furgone che era lì dalla sera prima: il passeggero del Kamaz ne è proprietario e autista e il mezzo viene utilizzato per portare su e giù il materiale dal canyon stesso.
Igor, questo è il suo nome, quasi ci adotta, e ogni volta che torna su dal canyon ha in mano qualcosa di diverso per noi: acqua, fanta, coca cola e pane caldo.
E' una bella persona, Igor.
Verso sera arriva anche la guardia con la sua jeep, mentre Igor porta fuori dal canyon la ragazza che gestisce il caffè, per permetterle di usare il cellulare
Noi iniziamo a preoccuparci del non-arrivo di Marat e del suo gruppo: magari è successo qualcosa e non vengono e non ce lo possono comunicare perché il nostro telefono non prende?
Proviamo a metterci nel punto in cui prende e a richiamarlo, ma questa volta è il suo ad essere muto.
Igor ci dice che nella città una sessantina di km più avanti potremmo saldare la leva e che se vogliamo, dopo aver dormito nel canyon, la mattina dopo ci potrebbe portare lui, caricando la moto sul suo furgone: se Marat non dovesse arrivare, il piano B sarebbe pronto.
Poco dopo però, appare una piccola ktm, seguita da due quad e una jeep, dalla quale scendono Marat e il meccanico.
In 10 minuti la mia moto ha una leva della frizione perfettamente funzionante, seppur spezzata a metà, e con qualche martellata diamo una parziale riassestata anche alla leva del cambio, che da 4 anni stava in piedi con una riparazione di fortuna, guarda caso effettuata proprio in Kazachstan nel 2010, e che nell'impatto aveva anch'essa subito un bel colpo.
E' buio ormai, quindi decidiamo di lasciare la moto lì fuori e di scendere nel canyon per mangiare, bere e dormire con la jeep di Marat.
Non sono in grado di rendere l'idea, ma diciamo che il pilota della jeep, nel canyon, al buio, teneva un'andatura leggermente allegra.
Montata la tenda, ceniamo e passiamo la serata al caffè con Igor, prima che si aggiunga anche il gruppo di Marat, decisamente alticcio.
Pago ovviamente io buona parte dei giri di birra, e sono felice così: queste sono le persone che, senza chiedere nulla in cambio, ci hanno sostenuto ed aiutato in una giornata che per molti versi poteva diventare veramente critica