PROLOGO
È il mese di ottobre 2013, só di per certo che di ferie non ne faró e la mia vita familiare stà andando a rotoli, il morale è sotto i tacchi ma cerco nel mio cuore qualcosa per andare avanti.
Sono mesi che non vado in box, sono mesi che le mie moto sono ferme, sono mesi che ho la testa piena zeppa di altri nefasti pensieri.
Una sera finito di lavorare senza neanche pensarci mi ritrovo davanti alla porta del garage, tiro su la serranda e le ritrovo lì come le ho lasciate, a dire il vero l'Adv ha ancora il fango attaccato.
Qualcosa dentro si è riacceso.
La mattina seguente non vedo l'ora che siano le 8,30........ mando un Mp a Reds per chiedergli se anche quest'anno organizza un giro invernale in terra Sahariana.
Dopo mezzoretta mi risponde "certo Fratello stay Tuned".
In quel momento è iniziata "la mia africa"
CAPITOLO 1 "il Sogno"
Squilla il cellulare, con la solita voce la rekkia Reds "uellllllaaaa come stai tutto ok??? Allora ti spiego, stiamo organizzando una trasferta in Tunisia, solo moto leggere e tanta sabbia, indicativamente la prima settimana di febbraio sei dei nostri????.
Minkia certo che sono dei vostri!!!!!
Attendo dettagli, intanto partono le scimmie, preparare la moto, lo só che allora mancavano 4 mesi alla partenza, ma quando uno ha bisogno di attaccarsi ad un pensiero positivo, il tempo è una cosa relativa.
Parto per le mie navigazioni on line con un unico obiettivo SERBATOIO, ho bisogno di un serbatoio piu capiente, non da petroliera come quello del Dottore, ma almeno la via di mezzo.
Cerca su ebay, spulcia su subito.it, valuta pensa e ripensa quando squilla il cellulare, Piero........ "Sono appena stato da Alberto, mi ha detto della Tunisia e che ci vai anche tu con la piccola............
......... Non credo proprio, tu vieni con la grande con me!!!!........ Facciamo un giro parallelo a quello dei mono e la sera bivacco insieme"
OBBEDISCO!!!!!!!!!
Ero un ragazzino, vedevo Orioli, Picco e poi più in là Fabrizio, solcare il deserto su Moto enormi bellissime e aggraziate come cetacei nel loro ambiente.........
Sognavo di sbarcare di sbarcare in qualche porto in sella alla MIA moto e poter solcare quella sabbia.
Andare in Tunisia con la mia KTM ADVENTURE S mi sembrava un sogno che diventava realtà.
CAPITOLO 3 " il Giro"
Ci troviamo una sera a cena con Alberto e quelli del gruppo delle "leggere", per ricevere ragguagli sul giro che faranno loro e su quello che dovremmo fare Piero ed io.
Quasi da subito ci pare chiaro che la fattibilità di questo parallelismo tra giro leggero e giro pesante sarà molto molto difficile. Il loro giro punta direttamente a sud ma proprio a sud e con le bicilindriche quel Loro sud è troppo sud per noi.......
Allora cambio di programma ci faremo il viaggio da soli, senza mezzo d'appoggio e su percorsi adatti alle nostre bestione.
CAPITOLO 3 "
È in partenza sul binario 2, un treno carico di scimmie........
Preparare da deserto il mio Wr era sono una questione di serbatoio, ma preparare l'adventure per un viaggio in "solitaria" anche se solo non sarei stato, ma senza mezzo di appoggio è tutta un'altra cosa.
Prima di tutto, che lavori fare sulla moto???
Beh un tagliando olio filtri e liquidi è d'obbligo. Grazie Paolo!!!
Ma sono le scimmie che arrivano dopo a darmi il tormento.
Ho in casa una bella piastra superiore di sterzo Scotts che Doc mi ha gentilmente fatto avere, mancherebbe l'ammortizzatore di sterzo e quale occasione migliore di questa per farmi questo regalo???
Detto fatto ordinato il pezzo dagli States e dopo 3 giorno l'ammo era nelle mie mani e via con il montaggio. Arigrazie Paolo.
Altro lavoro che mi assilla da tempo è il parafango alto e monodisco anteriore........ Tac!!!!! Grazie Piero!!!
Dopo mooolto smonta e rimonta, smonta e rimonta SMONTA!!!! e RIMONTA!!!! ad oggi è pronta, ma il viaggio non è fatto del solo mezzo!
C'è anche e soprattutto il percorso.
Facciamo qualche passo indietro.
CAPITOLO 4 "il percorso"
Ritorniamo per un attimo al Dopo cena di presentazione del viaggio con Alberto e il grupoo "leggero"
Guardo in faccia Pieto e gli dico "beh andar da soli non un problema, ma io non ci sono mai stato in Tunisia, tu che ci sei andato l'anno scorso, che giro facciamo???
Piero mi guarda per un attimo e leggo nei suoi occhi un Punto Interrogativo, poi comincia a parlarmi di località, punti Cap50, di punti nei quali non tornerebbe neanche per soldi, di facciate.......... Ma un'idea del percorso non c'è l'ha manco lui.....
Passano un paio di giorni e squilla il cellullare ( cosa che da quel giorno farà spesso e con regolarità), è Alberto che mi comunica che con noi ci sarà anche DocLuca, che quest'anno vorrebbe fare una vacanza in moto con l'adventure invece che una "gara" non ufficiale con i plurititolati pilotoni che formano il gruppo del "leggeri".
BENE!!!!! Penso, Luca và in Tunisia da tanti anni, è esperto, lasciamo a lui l'organizzazione del viaggio e del percorso, in fondo per me è la prima volta quindi fare un giro piuttosto che un'altro è la stessa cosa....
Un paio di giorni dopo Luca manda una mail con un percorso di massima e mi chiama, "ciao Miki ho messo giu un persorso che mi piacerebbe fare, per favore a tracciarlo ci pensi tu che mi sembri piu capace???"
Nella mia testa " che mikia traccio che non conosco il territorio???
Boh si vedrà!!!!"
Accetto la sfida! Traccio io!!
CAPITOLO 5 "la tracciatura"
Due Pc di fronte, uno con Google earth e l'altro con BaseCamp aperti.
Il blocco dello scrittore, un foglio bianco, una cartina vuota e nessuna idea di come iniziare.
Idea, chiedere aiuto a chi ne sà più di me, rapido giro di telefonate e ricevo via mail alcune tracce di giri già fatti ( grazie Masi, grazie Dume grazie Bruno ).
Il foglio che all'inizio era bianco, quasi austero, tutto d'un tratto iniziava a colorarsi di linee, punti di colori diversi segni di esperienze passate che potrebbero ritornare attuali.
Ma le esperienze passate erano figlie di un'era dove la politica di quei posti, nel bene o nel male era più sicura.
Oggi alcune di quelle linee non sono più sicure e quindi visto che la nostra rimane comunque una vacanza, e siamo soli, dobbiamo pensare alla sicurezza prima di tutto.
Tracce, punti, città, oasi, chot scorrono sotto i miei occhi, in maniera troppo bidimensionale. È difficile, per me quasi impossibile stanilire su monitor, senza esserci mai stato, se per andare da A a B sia meglio percorrere una pista invece che un'altra. Mi sono reso conto del mio limite. Penso da fuoristradista nostrano! Dove la traccia, il punto devono essere precisi, perchè qui non si puó passare, lì è vietato, qui il sentiero c'è e lì no.
Per mie esperienze di viaggio só che in Africa la relatività delle cose è molto più forte che in altri luoghi del mondo. Questo puó essere detto anche del caso specifico. Le tracce sono un'indicazione di percorso che puó deve e subirà nel corso del viaggio innumerevoli scostamenti.
Beh così diventa tutto piu facile, si allargano gli orizzonti, il sahara si è manifestato in tutta la sua immensità, anche se solo su uno schermo.
Finito di preparare tracce, rotte, way point e punti di interesse, mando via mail tutto a Luca perchè mi dica cosa ne pensa, ma è difficile coordinarsi tra Torino e Genova al telefono nei ritagli di tempo........
Stavolta lo faccio io, alzo il telefono "Piero........ Venerdi sera ti porto in gita al mare........"
Andiamo a Genova dove negli Studios di Giorgio, che ringrazio per la spelndida location e Luca e la Sua Famiglia per l'ospitalità, vengono fuori nuove idee e partoriamo l'itinerario definitivo.
FINALMENTE!!!!!!
CAPITOLO 6 "il gruppo"
Mentre ero con gli occhi incollati al Base Camp e Google Earth a scandagliare palmo palmo il territorio Tunisino, la famiglia si allargava, con grande piacere riesco a coinvolgere, grazie al benevolo benestare della moglie, Paolo e scopro che altri si sono aggiunti al gruppo, stabiliamo un "numero chiuso" di max 8/10 moto.
Minkia...... Ci perdiamo in 10 sull'Orco, figurati in 10 nel deserto!!!!!
Comunque alla fine saremo in 9 moto bicilindriche ad imbarcarci con in gruppo dei leggeri sabato........ Si proprio tra due giorni, dopo mesi e mesi di preparazione di smonta, rimonta, traccia, cancella....... Il giorno della partenza è quasi arrivato non só come adnrà il viaggio, non só se riusciremo a fare tutto quello che ci siamo proposti di fare........
Nel mio animo una cosa certa, già la preparazione, mi ha fatto conoscere nuove meravigliose persone e mi ha regalato Amici, Fratelli che si sono fatti in quattro l'uno per l'altro. GRAZIE!!!!!!
CAPITOLO 7 "La speranza"
Sono le 5 del mattino, apro la finestra e vedo un nebbione da paura.......... beh penso meglio la nebbia della pioggia. Con calma mi preparo e vado a prendere la moto.
Appuntamento alle 9 con Paolino. E già ci perdiamo "sono all'uscita di debouché" gli dico io, sono all'ingresso di beouché mi dice lui........ minkia con sto nebbione eravamo a 500 mt e non ci vedevamo. Vabbé ci vediamo a Villanova. Arrivati prima del casello ci fermiamo e aspettiamo, aspettiamo e in cuor nostro speriamo di vedere arrivare Piero sulla sua Gooo, e invece arriva in auto.
Minkia cosa brutta dopo tutti le energie i soldi e i sogni, il piede di Piero non ne ha voluto sapere di portarlo in Tunisia con noi.
Raccattiamo la focaccia della Roscia di Frikke e partiamamo. Torino Genova tutto ok a parte il gran freddo.
Appuntamento a casa di Luca, caffettino e con quattro gocce di pioggia andiamo all'appuntamento con il gruppo di "leggeri" che ci aspettano prima del porto.
Pratiche di imbarco regolari e abbastanza veloci. La fauna sul molo variegata variopinta e stracarica.
Saliamo a bordo e neanche il tempo di togliersi l'abbigliamento da moto di dosso che nel corridoio cabine esterne del ponte 7, un profumo di cipolla pervade l'aria.......sono giá stati attacati i 4 kg di focaccia che il Doc ha gentilmente offerto.
Che devo dire...... ha avuto veramente vita breve.
Dopo pranzo riposino e verso sera di nuovo pronti per la cena, occupiamo qualche tavolo al bar di poppa e cominciamo a tirar fuori le vettovaglie, minkia i tunisini in confronto, Dilettanti del bivacco.
Il buon Gianluca, promettendo chissa che, é riuscito a farsi scaldare una teglia di lasagne dalla barista.......... Altri hanno improvvisato un fornetto con il phon della cabina!!
La serata in nave finisce cosi a lasagne, salame e banane, Caporekkia una la mangia e una no!!!!!!
CAPITOLO 8 "Arrivo a Tunisi"
La nave stranamente, cosi mi dicono, puntuale arriva al porto di Tunisi, La Goulette.
Le operazioni di sbarco e sdoganamento sono inaspettatamente rapide,senza alcun intoppo e senza troppe mance.
Usciamo dal porto in direzione Kirouan tutto asfalto.
Qualche decina di kilometri dalla meta, il buon Giorgio attiva il suo sesto senso in cerca del posto giusto dove cenare.
Concedetemi una piccola nota personale, il nostro, sarà un giro dalla spiccata nota gastronomica, e Giorgio sarà in tal senso un mentore per tutti noi.
Ci fermiamo lungo la statale dove facciamo finalmente l'incontro con le famose "caprette".
Un "ristorante" con annessa macelleria, dove le povere bestiole vengono accoppate e messe sulla brace con una velocità e maestria impressionante.
Dopo cena, Kairouan albergo Splendid, un posticino talmente al di fuori delle rotte turistiche, che da soli mai lo avremmo trovato, ma soprattutto mai ci saremmo fermati, sembra di essere a Beirut.
Comunque ha il "parcheggio" interno per le moto, le camere sono decenti e c'è l'acqua calda. Tanto ci basta.
CAPITOLO 9 "Pipe Line"
Sveglia alle 7, 00. Colazione 7,30 pronti a partire alle 8,30.
Destinazione Douze.
La prima parte di asfalto fila via lascia, gradualmenteil verdeggiante nord, lascia spazio al sempre piu arido sud.
Passiamo paesini e villaggi dove la gente vi guarda passare come se fosse un evento, specialmente i bimbi e i ragazzini salutano e si sbracciano chiedendoci di fare acrobazie alla Max Penna, ma nessuno di noi é Max Penna, quindi ci asteniamo da brutte figure.
Mentre scorrono fluidi i kilometri, mi rendo conto che i "ristoranti" macellerie sono una istituzione locale e sono uno dietro l'altro. Il mattino è il momento migliore per lavorare........ Penso, "non siamo piu abituati all'idea che la carne che mangiamo era una cosa viva e non solo una vaschetta incelophanata al supermercato".
Arrivo ad El Hamma per l'ora di pranzo, un kabab fatto "a mano" ma buono da paura e una coca appena fresca.
È ora di attaccare con l'off road.
La Pipe Line é una pista che taglia da nord a sud questa regione, per lo più dura e pietrosa, ma con lingue e vasconi di sabbia lungo il percorso.
Periferia di El Hamma, cominciamo a percorrere la pista, altra costante del viaggio, sará lo scoprire che il deserto fuori dai centri abitati é la discarica dei rifuiti.
Dentro le marce, lasciati alle spalle i rifuiti, tutto ok fino al primo vascone di sabbia. Tranne Giorgio e DocLuca, nessuno di noi ha mai affrontato la sabbia in moto e Paolo con il GS e Giuseppe con lAdv bianca hanno pochissima, se non nessuna esperienza di guida in fuoristrada.
Dal primo vascone di sabbia inizia il Benny Hill Show.
Cadute, insabbiamenti, fuoripista nei fossi, perdite di bauletti BMW, calci al Gs.......... insomma non ci siamo fatti mancare proprio nulla.
Finalmente riguadagnamo l'asfalto e ci concediamo una pausa ad un caffè, sarà una costante anche questa, foto di rito
e via verso Douz, con il sole che iniziava a tramontarci negli occhi e un vento laterale che innondava la strada di sabbia.
Douze Hotel Tuareg, confortevole e pulito.
Il Doc e Giorgio sembrano di casa, ci portano a mangiare in un conosciuto ristorantino, ma prima capatina dal barbiere, per un rituale taglio di capelli.
Cena a base di zuppa, bric e Cuscus royale.
CAPITOLO 10 "Lo Chot Nord"
Sveglia come al solito presto, la sera prima si è deciso, che visto che il giro prevede di pernottare nuovamente a Douz tra due giorni, porteremo via solo il minimo indispensabile per una notte fuori e il resto del bagaglio lo lascieremo in deposito in albergo.
Appena usciamo dal paese in direzione Kebili......... Minkia piove!!!!! E gli antipioggia?? Nel deposito bagagli dell'hotel Tuareg!
Come da prassi, pieno di benzina e caffè, con piccolo fuori programma di Seven che sbaglia a mettere il cavalletto alla Tenerona e piuttosto che appoggiarla delicatamente a terra si sconocchia la colonna vertebrale nel tentativo di tenerla in piedi mentre tutti aspettavano che andasse a terra per "pisciarla".
Partenza dal caffè e mi metto dietro a Giorgio, perchè Lui sà la strada, ogni tanto mi ricorda Ross; annusa l'aria in cerca del percorso giusto, ma io CI HO LE TRACCE!!!!
Arriviamo lungo il primo tratto di lago salato (chott) che oltre ad essere salato é pure molto bagnato, vedo Giorgio che con la sua fidata suzukina si infila nello chott e affonda parecchio, penso "col ca@@o che entro lì dentro........ Quando esce decreta che quel tratto è impraticabile; si prosegue in direzione nord per arrivare sotto la cordigliera di montagne che costeggia tutto lo Chott Djerid da est ad ovest.
Ora prendo la testa del gruppo e sfodero le mie amate tracce, ore ed ore a prepararle per quel tratto, il way point per l'ingresso alla pista lo vedo sul garmin, vedo i metri che scorrono sul display ma dell'ingresso fisico manco l'ombra.......... Mi rimbombano in testa le parole di Reds, che sarà anche una rekkia ma di ste cose ne ha già fatte tante, "quando sei davanti e hai un gruppo che si fida della strada che fai, arrivare la way point e trovare l'ingresso è quasi un'orgasmo"............. 150mt, 100mt, 70mt, 40mt,.......... 10mt, 5mt ehhhhhhh ahhhhhhh!!!!!!
ecco l'ingresso quasi completamente celato dalla sabbia, ma basta alzare lo sguardo e guardare un pelo piu avanti per vedere con una certa nitidità quel che sembra una pista. In questo primo tratto bisogna tagliare la parte piu esterna dello Chott per andare a prendere la pista vera e propria che corre parallela alle montagne.
Onde evitare di infognarsi subito subito visto che al seguito avevamo i due novizi, decidiamo con Giorgio di provare a fare un pezzo e vedere com'è...........
L'inizio è strada battuta con lingue di sabbia aggirabili stando fuori dalla pista, ma quì l'insidia sono i cespugli tra i quali tocca fare lo slaloom, una gimcana troppo stretta e tortuosa per avere una buona velocità di crocera.
Sin da subito ci rendiamo conto che i tempi, che ci avrebbero dovuto vedere a Tozeur per pranzo, non potranno essere rispettati Giuseppe con l'Adv bianca e Paolo Con il Gs stanno incontrando molte difficoltà a passare i vasconi di sabbia, si profila la fotocopia del giorno precendente, ma qui i km da affrontare sono oltre 200 e non abbiamo idea di come sarà più avanti.
Con grande sorpresa, piu percorrevano "metri", piu i due "novels" prendevano coraggio, dimestichezza e sopratutto non si fanno scoraggiare dalle insidie del terreno, il ritmo comincia gradatamente a salire.
Allora decido di dare gassss e affrontare la sabbia come và fatto, anche perchè nei giorni seguenti avremmo dovuto farlo per forza.
Aumenta la velocità lo sterzo si stabilizza trovo una buona posizione sulle pedane e la fiducia sale, l'insieme moto e "pilota" comincia finalmente a sorridere, sorride talmente tanto che a fine tappa leggeró sul gps una velicità si punta di 147 km/h nel tratto piu scorrevole ( pauraaaaaasaaaa).
Mi fermo per ricompattare il gruppo, in questo tratto la pista non esiste c'è un dedalo di sentieri che porta piu o meno allo stesso punto, malgrado sia abbastanza piatto, una leggera nebbiolina rende alta la probabilità di perdersi di vista.
Ricompattato il gruppo usciamo dal margine dello Chott, mi sorprendo quanto sia riuscito ad essere preciso con tracce e Wp......... BRAVO!!!!!
Imbocchiamo la pista, si tratta del "solito" pistone veloce con terra sassi e vasconi di sabbia.
La mia tesi di arrivare a Tozeur per pranzo è naufragata del tutto, beh tant'è i programmi sono fatti a posta per essere stravolti.
Usciamo dalla pista nei pressi un villaggio, come sempre attiriamo l'attenzione dei Locali, e sopratutto dei bambini. I bambini meriterebbero un capitolo a parte, ne ho visti veramente di malconci..........
Sono passate del 15, troviamo un bar ma l'unica cosa che puó offrirci da mangiare a quell'ora sono dei dolci, non senza un velo di terrore per la consevazione, mi lancio su un milfeuille, da sballo buonissimo.
Rifocillati andiamo via asfalto verso Tozeur, il programma di oggi prevederebbe di fare un anello che parte dalla Pista Rommell fino a Redeyef, gira verso ovest per le Osai di montagna e rientra a Tozeur per la notte.
Quì ci dividiamo Paolo Gs e Giuseppe, troppo provati dalla giornata, andranno direttamente a Tozeur a "trattare" una sistemazione per la notte, mentre noi continueremo il giro.
Ma sono le 16,30 quando arriviamo all'imbocco dell'anello, troppo tardi per fare tutto, dopo un breve consulto, decidiamo di usare il tempo rimasto per andare a scovare l'ingresso della Pista Rommell.
Arrivati al Wp, troviamo un canneto nella sabbia....... E nessun tipo di indicazione. Boh è tardi........ Dobbiamo rientrare, guardo la cartina mi consulto con Giorgio e Luca e improvvisiamo un taglio che ci avrebbe fatto risparmiare un bella manciata di km e che a quanto sembra dovrebbe essere una bella pista.
Asfalto, campi, canneti, asfalto, zkn, la pista è stata bitumata, ma rimane sempre una gran bella strada liscia e con un panorama bellissimo, facciamo gli ultimi km con un tramonto da favola alla nostra destra, gli ultimi raggi di sole allungano le nostre ombre sul deserto, amo andare in moto.
Arriviamo a Tozeur che ormai è buio, i "negoziatori" ci hanno trovato una ottima sistemazione, l'albergo è bello e ha il riscaldamento.
Doccia e via a cena, arriviamo in centro e andiamo in un ristorante molto caratteriatico.
Entriamo e il cameriere ci accoglie quasi stupito, probabilmente in questa stagione non gli capita cosi spesso di avere una tavolata da 8.
Prende le ordinazioni e esce dal locale.......... Lo vedremo rientrare solo qualche decina di minuti dopo con le borse della spesa, prese le ordinazioni è andato a comprare gli ingredienti che gli mancavano. Il cameriere, che è anche cuoco, cassiere e non volgio sapere cos'altro comincia a spadellare e ci serve un'ottima cena.
Tornati alle moto vedo una macchina della polizia che ferma a pochi metri stava aspettando il nostro ritorno, mi dicono che da queste parti il turista è sacro, vivono quasi solo di questo, ci hanno guardato le moto.
CAPITOLO 11 "La Rommell"
Oggi avremmo fatto quel che non siamo riusciti a fare ieri pomeriggio, Pista Rommell e Oasi di montagna, il buon Giorgio, propone di aggiungere le gole di Metlaoui, che sembrano essere stupende, riprogrammiamo il giro e via, oggi avemmo fatto quasi tutto asfalto, a parte la Pista Rommell, una giornata tranquilla da turisti in gita.
Arriviamo al canneto che il giorno prima avavamo decretato come l'ingresso alla Rommell e vediamo una persona, gli chiediamo e l'indigeno gentile, ci illumina sul fatto che oltre il canneto e la sabbia inizia un sentiero. Fiduciosi ci avviamo, secondo il mio Montata siamo esattamente un rotta, finalmente dopo un paio di tentativi troviamo finalmente la pista vera e propria. Si tratta di una strada in cemento che si inerpica sulla montagna, fatta costruire dai Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, per approfondimenti storici cercate su Wikipedia. Oggi, il tempo, l'erosione le acque hanno reso questa strada, che fungeva anche da pista per aerei, quasi una sterrata con solo piccoli tratti ancora cementati. Ci arrampichiamo sulla montagna dalla quale possiamo godere di un panorama mozzafiato della piana di Tozeur.
Cumuli di rifiuti e roghi di materiale di scarto ci suggeriscono che stiamo arrivando a Redeyef.
Mentre iniziamo la discesa verso il paese vedo Giorgio in piedi sulle pedane che scruta l'orizzonte e annusa l'aria, minkia ci risiamo penso, si ferma e ci dice che da lì a poco avremmo potuto prendere una fantastica pista che corre tutto intorno alle miniere di fostati della zona e ci avrebbe portati direttamente a Metlauoi ( la pista dei fosfati ).
Senza neanche farcelo ripetere eravamo passati dalla modalità "Gita" alla modalità "Rally".
Imbocchiamo quella che a memoria di Giorgione avrebbe dovuto essere la pista, qui siamo in montagna, niente sabbia, solo lo stradone in terra battuta usata dai camion da miniera nessuna difficoltà. Dopo una ventina di km ci fermiamo ad un vicolo cieco e facciamo il punto, la pista non è quella le ore di luce stanno passando e ci stiamo notevolmente allontanando dalla meta.
Decidiamo di riprendere la via verso Redeyef e da lì via asfalto raggiungere Le Gole, la strada è talmente bella e sinuosa che il Doc passa in un baleno dalla modalità Rally e quella Race........ Esiste il filmato.
Metlaoui, pranzo e via alle gole.
È già pomeriggio, le oasi di montagna dovranno aspettare il prossimo viaggio. La proposta di Giorgio è troppo allettante, fare la strada asfaltata sullo Chot el Jerid con una lunga digressione sul sale.
Imbocchiamo la lunga strada che attraversa il lago salato, ed è subiro chiaro che quì, la superficie è decisamente più asciutta rispetto all'altro ieri.
Arriviamo al Bus del Lago. Un Vecchio autobus abbabdonato a qualche centinaio di metri all'interno del lago.
"Tappa obbligata" per i motociclisi che passano di qui, foto e tirate sulla crosta asciuttissima. Un branco di bambinoni al parco giochi.
Dopo una buona mezzora di stupidate, DocLuca, in seguito ribattezzato "il profeta", ci indica la via all'inteno dello Chott: "vedete quel promontorio in lontananza? Bene, passate oltre e andando sempre dritto costeggiate la strada, vedrete una serie di baracche con un colorata, beh quello è il punto di uscita, dove prenderemo il caffè."
I primi si lanciano all'arrembaggio dell promontorio, ma io vorrei fare delle prove, posiziono la prua della mia nave del deserto verso il punto e uso la funzione "punta e vai" del mio Montana e imposto la videata con la sola feccia direzionale, in un istante ho la mia rotta da seguire; minkia guaglió se non le provo quì ste cose dove le provo?
Mi lancio anche io verso il promontorio, il fondo è solido e asciutto una goduria bestiale, 140, appena suprati i 150 il colore cambia, diventa piu scuro, sempre piu scuro e vedo qualche centianio di metri avanti a me, Paolo Gs Giuseppe e Seven fermi ad aspettare il Doc e me che eravamo rimasti gli ultimi.
I tre preferiscono non rischiare e riagguantano l'asfalto. Le nostre due ADV S continuano caute ma sicure verso il punto di uscita, il fondo è sì morbido ma con un pochino di mestriere si puó fare.
Ragguingiamo il resto del gruppo al promontorio, per non rischiare Giorgio cerca di passare il più vicino possibile alla strada dove sebrava più duro.
CAPITOLO 12 "Il sommergibile Silver"
Viaggiamo baldanzosi e spavaldi, cavalcando i nostri destrieri tassellati su un lago salto a poche centinaia di metri dalla strada, come dal nulla vediamo affiorare alla nostra destra un fiumiciattolo che ci costringe a viaggiare su una lingua di sale troppo costretta, a sinistra l'alto rialzo della strada e a destra la lingua di acqua.
In alcuni punti era davvero troppo stretta e disseminata di detriti e immondizie.
Senza nemmeno pensarci ogniuno di noi inizia a cercarsi un guado l'acqua era o sembrava talmente bassa da non destare alcun patema, io mi trovo un posticino largo meno di due metti e con buona velocità ci passo sopra, ma diero di me sento un sinistro CRACKK!!!!, ma passo indenne la moto và alla grande e me ne fotto, quel che ho lasciato dietro lì è e non mi interessa più.
Continuo la mia corsa e vedo alla mia sinistra la Suzukina di Giorgio e la Silver di Paolino che corrono ancora al di là della lingua di acqua, più avanti c'è un'ampia ansa, li posto ideale per un guado con i fiocchi.
Passa Giorgio e sento nuovamente un Crackkk nitido e sordo, un'istante dopo la Silver, subito dietro, sprofonda con la ruota anteriore un un fango nero e denso e si innabissa come un U-boot, catapultando il avanti lo spilungone in un salto mortale e atterraggio di schiena. Che botta ragazzi.
Sono a poche contianaia di metri, resisti Fratello stó arrivando!!! Mentre arrivo e cerco un posto dove poter mettere giu il cavalletto, Paolino è già in piedi senza un graffio, ma minkia con l'acqua quasi alle ginochia, che cerca di tirar su il cetaceo spiaggiato.
Le quattro dita di acqua che vedevamo erano solo quelle sopra la crosta di sale, sotto c'era un buon 70 cm di fango nero e denso. Giorgio passando con la sua Suzukina ha spaccato la sottile crosta superficiale e Paolino dietro si è inabissato.
Tralascio i dettagli del recupero, le perculate, le pisciate, ci sono le foto.
Dopo un'oretta buona eravamo di nuovo in sella. Caffè alla baracca e gran finale del Doc e di Seven che corrono, bruciando millimetri e millimetri di tasselli a Douze a far riparare la suola degli stivali del dottore che causa sale, usura, braccino corto per comprarne un paio nuovo, si sono scollate.
Come si dice nei viaggi..........
Cena e pernottamento ma con tentativo si asciugatura di tutto quel che abbiamo bagnato nell'affondamento della Silver MDM.
CAPITOLO 13 "Il deserto e la MDM"
Oggi è il gran giorno la tappa nel deserto, la traccia dice Douze - Ksar Ghilane, con pernottamento a Camp Zmela con Reds e gli altri.
La tappa si prospetta interessante, per raggiungere Ksar Ghilane ci sono tre strade, l'asfalto, quella che faranno Paolo Gs e Giorgio Adv Bianca.
La diretta, la pista che fà :
Cafè du Desert, Cafè du Parc, Cafè de l'Erg, allungando, ma togliendo un sacco di sabbia e che arriva al cordone di dune chiamato El Biben nella sua parte più stratta, lasciando "solo" un kilometro di dune prima dell'oasi di Ksar. Noi faremo questa.
La direttissima che dal Cafè du Desert taglia dritto dritto verso il cordone di dune e arriva all'oasi.
Roba da mono o da gente più esperta di noi.
L'idea di prendere la guida con il Pickup che ci porti bagagli e benzina mi piace sempre di piu.
Ore 8, Pronti???? Via!!!!!!!! Si via, la gialla monocilindrica di Giorgio non ne vuole sapere di andare in moto, smonta, rimonta, Cip e Ciop e finalmete il frullatore parte.........
Un'ora di ritardo, beh poco male.
Per saggiare il nostro livello di guida sulla sabbia, il buon Giorgio ci porta "al parco giochi" una piccola diatesa di dune appena fuori Douze.
Disastro!!!! Nel giro di un minuto io ero insabbiato, Seven ha piantato la tenerona nella sabbia e Paolino ha rischiato di capottarti saltando una duna.
Bene il livello è basso, possiamo andare.
Attacchiamo la pista, e con gran sospresa di sabbia ne troviamo poca, qualche lingua di sabbia ma nulla di più, comincio a daeci di gas mi stó divertendo come un matto ogni tanto guardo dietro e vedo la sagoma gialla della suzukina,bene il gruppo c'è, dopo un bel rettilineo mi fermo in mezzo al nulla Giorgio subito dietro ne approfitta per sigaretta. Aspettando gli altri facciamo qualche foto e provo qualche digressione sabbiosa, sembra meglio.
Dopo 15 minuti di attesa decidiamo di tornare indietro, un ritardo simile significa che qualcosa è successo.
La Silver di Paolino è smontata, và a singhiozzo e non si capisce perchè.
Ripartiamo e sembra che sia a posto ma dopo pochissimo di nuovo singhiozzo, come se la benzina arrivasse a stento,"c@zz0 è la pompa della benzina sentenzia il Lungo, questa merda di Facet, quello schifo di raccordi, quel pirla del conce che me l'ha montata male", Questi sono stati i toni siamo nei pressi del Cafè du Desert, ci fermiamo fuori e nel tempo di togliermi il casco e giacca Paolo aveva già tirato fuori trousse di attrezzi e stava smontando le fiancate.
Ha deciso di rimontare la poma benzina originale dopo un pó di smadonnamenti per cercare tubi fascette ed altro, nella ci mancano tubi e raccordi.
Paolo monta in macchina con la guida e tornano a Douze a prendere l'occorrente.
Noi??? Siesta, omelette e pomodori fatte dal beduino e dormita sui divani al fresco.
Mentre sono fuori da solo in silenzio non posso che invidiare colui che vive con poco in questo posto, sì arido e inospitale, ma con un fascino da paura.
Torna Paolino ricomincia a darci di chiave inglese e dopo un'ora si arrende. La Silver non ne vuol sapere di funzionare correttamente.
Comincia la comica, come caricare la "balena morta" sul pick-up. Non mi dilungo ci sono foto e filmati.
Rientriamo a Douze dove la MdM andrà nella sapienti e tuttofare mani dei meccanici dell'officina di "Tofik".
L'officina di Tofik meriterebbe un capitolo a parte ma credo che nessun racconto darebbe davvero l'idea di che cosa è, consiglio a tutti quelli che vanno a Douze di passarci.
È ormai tardo pomeriggio e la giornata è andata, la prendiamo sul ridere e con filosofia, in fondo siamo in ferie.
A tarda sera la Silver è stata smontata e rimontata e ruggisce meglio di prima per la modica spesa di 100 dinari più la mancia ai meccanici che ci hanno lavorato per oltre 3 ore.
ci rifaremo domani.
CAPITOLO 14 "El Biben"
Ore 9 partenza, copione già visto, arriviamo senza intoppi al cafè du Desert finalmente Polino sorride la moto và alla grande.
Ci fermiamo al Cafè solo per chiedere al beduino informazioni su come sarà da lì in avanti la strada. Questi ci dice che le compagnie petrolifere hanno tolto la sabbia da tutta la pista fino al Cafè du Parc, la nostra fermata successiva.
Via andare......... Arriviamo al Du Parc in men che non si dica in larghissimo anticipo rispetto a quanto avevamo previsto, l'assenza o quasi di sabbia ha reso questa pista molto veloce.
Da quì in avanti niente più compagnie petrolifere a a spianarci la strada, comincia la sabbia, si tratta di mini dune che possono essere in alcuni casi aggirate, tratti duri, toule ondulé, faticoso a tratti anche difficile ma siamo andari via molto bene.
Arriviamo al Café de l'Erg, da quì deserto vero, la sabbia prende il posto della pista dura e le difficoltà aumentano, siamo ancora sul piattore, ma comunque caldo e stanchezza stanni iniziando a farsi sentire. Nel bel mezzo del nulla la moto di Paolo si ferma di nuovo......
Panico, da quì sarebbe davvero complicato riportarla a Douze nuovamente smontiamo fiancate, paramotore, non sappiamo più che fare è come se mancasse corrente, controlliamo il sensore del cavalletto, poi un'intuizione, i morsetti della batteria abbiamo già tirato giù il paramotore accedere alla "comodissima" batteria dell'adv è un attimo; il negarivo è allentato e non fà bene contatto, serrato e messo in moto, tutto ok possiamo ripartire. MDM!!!.
Siamo di fronte al pezzo più duro di tutto il viaggio, il cordone di dune che precede l'oasi.
La guida con il Pickup ci mostra il primo passaggio, una specie di cratere con pareti di sabbia e fondo roccioso, comincia il carosello di cadute e insabbiamenti, chi più chi meno rimane vittima della propria inesperienza.
Paolino cade, rialziamo la moto e questa nuovamente non ne vuol sapere di partire, in preda allo sconforto medito di scaricare una tanica di benzina e dare degna fine alla Silver.
Mentre Paolo sembra Super Mario Bross con le chiavi inglesi, io con la massima flemma guardo il manubrio e.......... IL PULSANTE DI MASSA!!!!
Da quì in avanti i ricordi sono confusi, il gruppo si è sgranato il mutuo soccorso porta imevitabilmente al formarsi di piccoli gruppi.
Ogniuno di Noi porta nel cuore e nella memoria ció che ha vissuto.
Per me un ricordo, sono sull'alto, fermo dopo l'ennesimo insabbiamento, non ricordo neanche di chi, ho di fianco Il Doc, che mi indica l'oasi, da quì l'appellativo "il profeta",
mancano davvero poco, 4/5 passaggi, ci abbiamo messo oltre quattro ore per fare poco più di un kilometro in linea d'aria. In quell'istante ho commesso un grave errore, ho abbassato la guardia, mi sono visto già a mollo nel laghetto. La seconda dunetta nasconde un lato oscuro, un salto di oltre tre metri che mi fà rovinare a terra su un fondo roccioso, gran botta alla spalla e altre cicatrici sulla mia Adv.
Il dolore è lancinante a mala pena riesco a stare in piedi, l'adrenalina mi dà la forza per arrivare all'oasi, grazie al cielo la parte off road del viaggio è finita, per me lo sarebbe stato comumque.
Fatico non poco a stare in sella e i kilometri che ci separano dall'albergo a Matmata mi sembrano un milione, ogni secondo il dolore aumenta e con esso la rigidità di tutta la spalla.
In hotel il doc mi visita, nulla di rotto a livello osseo decreta, per altre lesioni beh si vedrà in Italia, mi spara una inframuscolo e a nanna.
CAPOTOLO 15 "SOUSSE Higtway Patroll"
Matmata, una breve visita al set di Star Wars, la spalla è dolorante ma non mi impedisce di guidare su strada.
Direzione nord, destinazione Sousse.
Raggiunta la costa dalle parti Gabes Prendiamo la "super strada", riecheggiano nella mia mente le parole di Piero "vedrai che strada di merda, un bordello di traffico una gran palla", Piero non sbaglia mai una profezia.
Costante in tutto il viaggio, quando si avvicina l'ora di pranzo Giorgione si porta in testa al gruppo e scruta ogni possibilità alimentare possibile, valutazioni oscure ai comuni mortali, gli suggeriscono dove fermarsi. Non sbaglia mai!!!!
Ci fermiamo per la nostra ultrima "capretta". Siamo i primi clienti, "quanti Kili" siamo rimasti in sette, "sette kili" diche il Boss.
Il Tunisino afferra una pecora dalla zampa posteriore, la atterra e con un fendete secco le taglia la gola, pochi istanti è l'ovino muore, il resto ve lo risparmio. Ero proprio di fronte alla scena, ho mangiato poco.
L'arrivo a Sousse è scioccante, arriviamo dal deserto grandi spazi e ci troviamo catapultati in una bolgia infernale di traffico e gente.
Cominciamo a girare per trovare un albergo consono alle nostre esigenze, non tanto personali ma che avesse il garage per moto e bagagli.
Ero talmente concentrato per cercare dove dormire che mi sono perso la metamorfosi del Seven. Sousse è una bolgia sì, ma strabordante di ragazze una più bella dell'altra e il Pischello, annusati i feromoni femminili ha sfoderato un paio di RayBan alla Pocharello ha trasformato la tenerona in una harley che ha dato inizio ai corteggiamenti. E quì mi fermo.
Non senza difficoltà troviamo un posto dove dormire, quì non si tratta sul prezzo delle camere, anzi per non sbagliare ce le fanno pagare anticipate.
Albergo stupendo abbiamo speso più per una notte quì che per tutte quelle prima.
Ora di cena, prediamo due taxi e andiamo alla Medina ma è tutto chiuso. Passeggiamo per il lungo mare e il naso del Doc viene inondato da profumi familiari. Effluvi di pesce arrosto arrivano da un vicolo buio. Siamo grandi e forti e nulla ci spaventa, entriamo nel vicolo, superiamo un arco, si apre un cortile con tavoli sedie e un bordello di gente che mangia ma sopratutto beve, minkia quanto beve.
Il cameriere sembra Monsieur Poirot, più tondo che alto con i baffetti alla francese.
"Quest ce que on mange se soire?" Gli chiedo;
"Sardine!!!!" risponde secco;
"Bien, e quest'on boive????";
"Biere ou vin!!!!"
Minkia siamo nella Babilonia Tunisina un locale che serve solo birra o vino.
"Bene! Sette porzioni di sardine sei birre e una coca"
Usanza del Locale è portare insieme al bere una cassa vuota da tenere sotto il tavolo per tenere il conto dei vuoti.
A fine serata ci siamo fatti 10 porzioni enormi di sardine, 14 birre e due coca cola, per un totale di 120 dinari. Posto segnato con Wp a quattro stellette.
CAPITOLO 16 "Tunis"
Partiamo di buon ora per Tunisi, l'idea è di arrivare presto per poter andare a mangiare il pesce vicino al porto.
La Goulette, il quartiere di pescatori di fianco al porto commercie e turistico.
Parcheggiamo i Genovesi scelgono con cura il pesce in pescheria che ci verrà cucinato dela ristorante si fianco. Quì funziona così.
100 euro di pesce freschissimo per una scorpacciata di proporzioni epiche.
Sono circa le 14 e siamo all'imbarco, ci ritroviamo con il gruppo di Reds & Co.
Pratiche doganali abbastanza rapide, ma la nave è in ritardo accumulerà oltre quattro ore di ritardo.
Si torna a casa, con la sabbia nel cuore, con la certezza di aver condiviso un'esperienza indimenticabile con un fantastico gruppo. Signori, con Voi partirei per il giro del mondo. Mai un mugugno un cenno di disapprovazione, veramente un gran Gruppo.
EPILOGO
Ci ho messo tanti mesi per scrivere questo resoconto di viaggio. Avevo biaogno i tranquillità e ispirazione, l'ho trovata in questo monento, mi sono concesso una settimana di ferie proprio quì in Tunisia senza moto, ritrovare questa terra, questi odori e sapori mi ha fatto venir volgia di raccontare e il desiderio di tornare.
Michele