Fottoracconto Sardegna Rally Race 2014
Inviato: 23/06/2014, 18:29
Antefatto.
Devo prima raccontarvi della prova dell’italiano che si è svolta a Norcia.
Purtroppo non ho fatto foto.
Non ero mai stato a Norcia, é bellissima, un paese medioevale con la sua cinta di mura ancora intatta, un lavatoio della stessa epoca appena fuori le mura ed una corona di montagne verdeggianti che superano i 1400 metri. C’è una parte nuova, ma è abbastanza discosta e non rovina l’insieme.
Veniamo alla gara.
Cesare, uno dell’organizzazione, mi dice: “Oggi stai con me e ti porto io alla tua nota”.
La prova speciale del mattino è facile da raggiungere: siamo all’esterno di una curva che porta parecchio in fuori, tutti entrano strettissimi e si trovano a remare per non uscire nelle frasche e i rovi; tre o quattro si stampano proprio e uno capotta deciso, per fortuna senza nessuna conseguenza.
La mattina passa senza che siano necessari i miei servigi. Mangiamo un paninazzo al salame in un bar ristorante del fondovalle, poco dopo il bivio per Cascia, dove c’è la fermata degli autobus. Caffè e ripartiamo per la seconda speciale: c’è subito un bel guado dove qualche concorrente si sdraierà e poi si comincia a salire, la mulattiera diventa ripida, con fondo sassoso e rampini nei bivi. Comincio ad andare in difficoltà ed a cadere. La moto (Yamaha WR 450 del 2006) ha le molle rinforzate ed è altissima perché il precedente proprietario è Miki; anche se le ho mollate più che potevo la moto saltella di qua e di là come un canguro e faccio fatica a governarla. Dopo 5 o 6 cadute, la mascherina rotta, la leva frizione rotta, un paramani strappato e due consigli di Cesare, uno dei quali è questo: “Ma molla questo catafarco e pijate una moto più leggera” le cose vanno meglio ed arriviamo in vetta. Il panorama a 360 gradi è magnifico e verso sud si vede il monte Vettore ancora completamente imbiancato. Proseguiamo fino alla nostra posizione, sul fianco di una valletta, a circa trecento metri da un gruppo di case.
I piloti iniziano a passare, quando sentiamo un urlo: “C’è un trattoreeeeee!!!!!”. Infatti, poco dopo il pilota urlante, appare rombando un trattore gigantesco che traina qualcosa a metà tra una libreria messa in verticale ed una sega a nastro . Per fortuna il mostro gira a destra e si arrampica poco più su e lì si ferma a tagliare legna. Sembra tutto tranquillo, ma dopo una mezz’oretta sentiamo di nuovo il rombo della bestia; ci precipitiamo e riusciamo a fermarlo poco prima che imbocchi contromano il percorso di gara. Delle trattative se ne occupa Cesare (il suo accento di Foligno è senza dubbio più efficace del mio piemontese) ed i boscaioli si lasciano convincere a starsene lì fino alla fine della prova. Tornata la calma sfiliamo le forcelle della mia moto di un paio di centimetri; chissà se andrà meglio.
La gara finisce regolarmente e torniamo a Norcia, da dove mi porto via per ricordo un prosciuttino di spalla.
Il viaggio in furgone verso Torino è interminabile.
Nelle settimane successive, non trovando subito le molle originali, riesco solo a ridurre al massimo il precarico dell’ammortizzatore posteriore.
E così si arriva alla partenza per il Sardegna Rally Race 2014.
Alle ore 7 del 7 giugno prendiamo la corriera che ci porta alla Malpensa. Gli altri sei medici sono tutti intorno ai 30 anni , quasi tutti specializzandi, potrebbero essere tutti figli miei “bboni bambini, stateve bboni”.
A Milano troviamo Mauro, fisioterapista che gestirà l’infermeria insieme ad Erica, infermiera di rianimazione.
Ad Olbia ci vengono a prendere Gianfranco chirurgo maxillo-facciale e Claudio medico endurologo con suo figlio studente in medicina al quarto anno, che sarà la mia balia motociclistica per tutta la gara (questi ultimi due si classificherebbero tranquillamente tra i primi 50 del mondiale).
Ci trasferiamo all’albergo di San Teodoro dove le moto sono già arrivate e ci attendono allineate sui loro cavalletti.
Alle 5 e mezza del pomeriggio si svolge il prologo: un giro secco su una pista da cross per stabilire l’ordine di partenza del giorno successivo. Non chiedetemi le classifiche, so solo che il motorally l’ha vinto alla fine Botturi. Tra i partenti c’è anche una ragazza russa di 21 anni.
Il giorno dopo, 8 giugno, sono destinato alla seconda prova speciale: San Teodoro-Arbatax. Il posto dove sono destinato (nota 255) non è granché: un rettilineo che esce dal bosco e finisce su una strada asfaltata; a metà c’è un cancello che devo aprire. Fa caldo, c’è puzza di merda, mosche, zecche ed un sacco di polvere che i piloti alzano passando in tromba L’unica nota piacevole è una cavalla, forse gravida, che ci viene a trovare incuriosita dal casino. Povera bestia: è coperta di grappoli di zecche sotto la gola ,le ascelle, gli inguini. Si lascia avvicinare solo dopo aver mangiato due torsoli di mela gentilmente offerti dal duo sanitario . Facciamo purtroppo conoscenza con il 207, ricordatevi ‘sto numero: è un francese con un quad, non capisce una parola di una lingua che non sia la sua,è testardo come uno della val di Susa (che i calabresi sono dei succubi arrendevoli al confronto!), è negato a guidare e soprattutto non ha idea di cosa sia la navigazione con il rod buc. A momenti fa fuori una “scopa” prendendo il tracciato contromano; quando poi riescono ad imbrigliarlo basta che una delle due “scope”rallenti e lui la supera e riparte a palla per la mulattiera sbagliata, per ritrovarsi poi in un amen nei pressi dell’inizio prova! Il tutto dura circa un’ora, alla fine riescono a fermarlo ed a mandarlo fuori del tracciato; era ormai abbondantemente fuori tempo massimo.
Con un’ora e mezza di ritardo riusciamo finalmente a partire con le “scope” ed a farci anche noi la nostra parte di prova speciale. Molto bella!! Sono mulattiere su e giù per le colline con un fondo abbastanza scivoloso per i primi 5 chilometri: si tratta di sabbia mista a pietre abbastanza grosse che danno dei colpi secchi sull’avantreno. Il resto è pura goduria. Purtroppo dobbiamo abbandonare la prova speciale al rifornimento perché nel paese nessuno dei tre distributori eroga benzina. Si deve andare su asfalto fino a Dorgali a circa 30 km per trovare un distributore. Però da Dorgali ad Arbatax c’è l’Orientale Sarda, una strada tra le più belle della Sardegna, con un asfalto splendido, poco trafficata; un nastro che attraversa un massiccio montuoso con degli scorci incantevoli. Arriviamo ad Arbatax che tutti si sono già sistemati, hanno fatto la doccia e si stanno godendo una bella birra!!!
Il giorno dopo lunedì 9 giugno tappa Arbatax-Arbatax. Che bello!! Un giorno almeno in cui non dobbiamo rabastare tutti i bagagli da un albergo ad un altro. Sto caricando tutto trullo la moto sul carrello quando Fabio, il mio compagno di camera, mi fa “hai lasciato la roba in camera” io “embé? Non si torna qui stasera?” –“no, ci sbattono da un’altra parte” . Mi fiondo in camera,raccato tutto e riesco a caricare la borsa sul furgone appena in tempo prima della partenza. E’ il bello di questa organizzazione, nessuno ti dice niente, le informazioni te le devi trovare da te. L’unico a dare informazioni precise è Andrea Solinas, il responsabile della seconda prova speciale (quella del pomeriggio). “Tu sei alla nota 147”. La nota 147 si trova al termine di un breve tratto asfaltato a velocità controllata (50 km /h), poi i piloti devono prendere a destra per una mulattiera in discesa. La sistemazione è migliore, non c’è ombra, ma in compenso la vista è magnifica, c’è una bella arietta e non siamo costretti a respirare la polvere di tutti i piloti che passano.
Incominciano a passare i primi ( qui ho fatto due foto e due filmati nel tornante subito sotto alla strada asfaltata . Dopo circa una ventina di passaggi viene segnalato il primo incidente serio, un frontale. Uno ha sbagliato la nota, se ne è accorto e sta tornando a cannone indietro; un altro ha sbagliato la stessa nota, non se n’è ancora accorto e sta andando a cannone: morale si cioncano di brutto, uno ci lascia tutti i legamenti del ginocchio e l’ altro si acciacca un po’ di dita delle mani: è quello che darà l’allarme. Si alza l’elicottero, atterra poco lontano, dottoressa ed infermiera a bordo si caricano degli zaini e del materiale e si fanno 500 metri in salita fino al luogo dell’incidente, dove trovano solo la moto, ma non il proprietario. Lo trovano poco più in su . Era stato l’altro ( quello delle mani) che gli aveva portato la moto fino al bivio prima di proseguire la gara, perché potesse essere ritrovato. Ci sono poi altri interventi, ma di minor gravità.
Con l’arrivo delle scope ripartiamo, non senza aver perso un po’ di tempo grazie al 207 che è andato a pascolare insieme alle pecore. Faccio un pò fatica a tenere il ritmo dei ragazzi e dopo una trentina di km di PS, quando mi è venuto il respiro col fischio, colgo l’occasione per prendere una scorciatoia ed arrivare al furgone. Qui facciamo conoscenza con marito e moglie svizzeri che Cesare invita a cena a Tonara.
La cena ed il dopocena sono i più belli della settimana. E’ spuntata una chitarra , ed un volontario della CRI la sa suonare e canta molto bene; si continua con cori e balli sopra e sotto i tavoli, facilitati da mirto e filuferru . La notte nessuno soffre d’insonnia.
Martedì mattina ore 7, il convoglio parte. Come sempre sono destinato alla PS2, quella del pomeriggio, vicino ad Allai; il che vuol dire che si parte presto tutti insieme, ma noi siamo quelli che tornano sempre la sera tardi. Per arrivare alla nostra nota c’è un bel tratto (20 km) di PS che ad un certo punto diventa molto difficile: un tratto di striscia tagliafuoco, in discesa, ripida tipo sprufunnu, con un fondo di terra molto friabile e molto sassosa, difficile da seguire perché è una striscia vecchia, invasa da arbusti alti 2 metri, il fondo non è quasi visibile. Ad un certo punto c’è anche un gradino di roccia “qua mi capotto” . La moto,con la ruota posteriore bloccata non accenna a rallentare, riesco a controllarla solo pelando un po’ il freno davanti, mi consola il fatto che prima o poi in fondo ci arriverò. Bene o male arrivo alla nota. Siamo in alto, vi si arriva da una discesa, si attraversa un cancello e la strada prosegue diritta, ma il tracciato della PS continua in una mulattiera in discesa subito a destra. Il posto è proprio bello, c’è un bel panorama e possiamo stare all’ombra di una quercia da sughero, formiche permettendo, visto che hanno fatto il nido proprio nel tronco della sughera.
I problemi incominciano dopo il passaggio dei primi 20 piloti. Quattro tornano, naturalmente a palla in contromano dalla mulattiera, allora li devi fermare, fargli trovare la nota giusta sul Rod Buc, fargli resettare l’ICO (il contachilometri) e spedirli sulla retta via. Ci sono invece molti che spalancano e vanno diritto. La maggior parte se ne accorge quasi subito, inchioda e torna indietro. C’è qualche altro furbacchione che non si accorge di avere sbagliato e prosegue a manetta. Il pericolo è che se un altro fa subito lo stesso errore il frontale è quasi sicuro tra il secondo che va ed il primo che torna. Per evitare incidenti gravi, come uno sbaglia mi metto sulla strada a braccia spalancate per impedire che un altro vi si fiondi. La cosa non è sufficiente, perché uno col quad (i quad sono i SUV dell’enduro) mi punta e se non salto di lato mi tira sotto. Indovinate che numero aveva il quad? Sì avete indovinato era proprio il 207!!
Mentre passano i piloti arrivano due ragazzi del posto con le loro moto per vedere la gara. Ci dicono che hanno capito che c’era la gara dal trambusto; il sindaco di Allai, contattato, ha detto di aver fatto la delibera,ma di non averla pubblicata.
Chiacchierando di cose da magnà mi parlano di “SU CALLU”. Si tratta dello stomaco del capretto da latte, pieno di caglio e latte, legato e messo a stagionare. Ne risulta un formaggio cremoso, da spalmare sul pane. Ha un sapore forte e piccante, che ricorda quello del “BRUSS” crema di formaggio del Piemonte fatta con croste di formaggio e grappa (non si butta via niente!).
Anche oggi l’elicottero ha il suo daffare: una spalla, un ginocchio, una schiena, ma niente di particolarmente grave.
Al passaggio dell’ultimo concorrente non vado via con le scope, la PS è ancora lunga ed io non sono tanto in forma. Me ne vado con i due sardi che mi accompagnano fino all’assistenza. Da lì seguo i furgoni fino all’albergo a Bonacardo, poco a nord di Oristano, riusciamo ad evitare per poco un temporale molto violento. All’albergo la padrona mi dice “Lei nnonné contemplatto nellellenco, la cammerra non c’è ma glienne trovvo unna”. Questo alle 5 e mezza del pomeriggio. La camera spunterà poi solo 5 ore dopo: si trova nel centro del paese da una signora che affitta camere. A parte la doccia gelata la camera è pulita, silenziosa, fresca e si dorme bene.
Mercoledì ore 6,30 si parte con i furgoni per l’assistenza. La tappa è da San Leonardo de Siete Fuentes a San Teodoro. Gli organizzatori ci fanno una pressione pazzesca “presto ch’è tardi, presto ch’è tardi!!” Già l’ICO che non vuole saperne di accendersi è presagio di una giornata di merda!
Con Claudio, Cesare e Marco ci avviamo per la prova speciale che si rivela subito molto più impestata delle altre. In un canale ripido in salita non riesco a stare stretto in una curva a destra e mi pianto in un buco. Riesco a ripartire a fatica, a momenti mi metto la moto per cappello. Dopo un paio di chilometri svolta secca a sinistra, vicino alla postazione di un’auto medica, e striscia tagliafuoco ripida ed in contropendenza. Attacco con una marcia troppo alta e dopo duecento metri l’anteriore inizia a saltare sulle pietre, impegnato come sono a tenere il manubrio, non scalo, il motore non spinge più e con un ultimo barrito la moto mi si rovescia addosso, io casco all’indietro e riesco a togliere la gamba destra da sotto alla moto, ma la sinistra è spinta in avanti ed in alto tesa, sento tirare, tirare (almeno qualcosa che ancora tira) poi un male porco e penso “guarda un pò mi sono stirato”. Non riesco a muovermi, dico a Marco “vai avanti, salvati almeno tu” . Striscio all’ombra di un albero. Mi raggiunge uno dei ragazzi dell’auto medica. “Aprimi lo zaino, prendi la borsa rossa dei farmaci e dammi una fiala di Toradol”. Mi verso la fiala in bocca. Nel Frattempo ci raggiunge Fabio e con l’aiuto di tutti e due piano piano arrivo all’auto. Lì c’è una seggiola di stoffa. Mi sistemo e non mi muovo più, salvo ingollarmi anche una fiala di Contramal.
La sera siamo a Buddusò, all’hotel La Madonnina, niente di speciale, ma è quello dove mangiamo meglio. Anche qui non sono contemplatto nell’elenco, ma la camera salta fuori immediatamente.
A cena sopporto stoicamente gli sfottò della compagnia; mi becco anche del finocchio perché non riesco a camminare se non zoppicando. Strano, un semplice stiramento non dovrebbe fare così male.
Giovedì ultima tappa. Riesco a fare il mio servizio su un’auto medica. Giornata senza storia, una nota positiva è la notizia che il 207 ha rotto. Aveva già rotto tutti i giorni precedenti, ma oggi ha rotto la sospensione anteriore e con una ruota pendula non può più proseguire. Saltano i tappi di spumante e birra, risuonano i brindisi per tutta la Sardegna centrale, il sollievo è generale ed evidente.
Alla fine della giornata come al solito noi non possiamo partecipare alla festa della sera, perché ci imbarcano di corsa per l’aeroporto e torniamo a casa.
Il male alla gamba non passa, anzi peggiora leggermente e dopo tre giorni ecco che affiora dal profondo l’ematoma. Risultato la gamba è tutta nera sulla faccia posteriore ed interna dalla chiappa fino a metà polpaccio. Se c’è l’ematoma vuol dire che c’è stato uno strappo. Niente moto per almeno dieci giorni.
La più contenta di tutti è mia moglie che si deve alzare alle 6 per accompagnarmi al lavoro dato che non posso ancora guidare.
Saluti e baci a tutti!!!
Devo prima raccontarvi della prova dell’italiano che si è svolta a Norcia.
Purtroppo non ho fatto foto.
Non ero mai stato a Norcia, é bellissima, un paese medioevale con la sua cinta di mura ancora intatta, un lavatoio della stessa epoca appena fuori le mura ed una corona di montagne verdeggianti che superano i 1400 metri. C’è una parte nuova, ma è abbastanza discosta e non rovina l’insieme.
Veniamo alla gara.
Cesare, uno dell’organizzazione, mi dice: “Oggi stai con me e ti porto io alla tua nota”.
La prova speciale del mattino è facile da raggiungere: siamo all’esterno di una curva che porta parecchio in fuori, tutti entrano strettissimi e si trovano a remare per non uscire nelle frasche e i rovi; tre o quattro si stampano proprio e uno capotta deciso, per fortuna senza nessuna conseguenza.
La mattina passa senza che siano necessari i miei servigi. Mangiamo un paninazzo al salame in un bar ristorante del fondovalle, poco dopo il bivio per Cascia, dove c’è la fermata degli autobus. Caffè e ripartiamo per la seconda speciale: c’è subito un bel guado dove qualche concorrente si sdraierà e poi si comincia a salire, la mulattiera diventa ripida, con fondo sassoso e rampini nei bivi. Comincio ad andare in difficoltà ed a cadere. La moto (Yamaha WR 450 del 2006) ha le molle rinforzate ed è altissima perché il precedente proprietario è Miki; anche se le ho mollate più che potevo la moto saltella di qua e di là come un canguro e faccio fatica a governarla. Dopo 5 o 6 cadute, la mascherina rotta, la leva frizione rotta, un paramani strappato e due consigli di Cesare, uno dei quali è questo: “Ma molla questo catafarco e pijate una moto più leggera” le cose vanno meglio ed arriviamo in vetta. Il panorama a 360 gradi è magnifico e verso sud si vede il monte Vettore ancora completamente imbiancato. Proseguiamo fino alla nostra posizione, sul fianco di una valletta, a circa trecento metri da un gruppo di case.
I piloti iniziano a passare, quando sentiamo un urlo: “C’è un trattoreeeeee!!!!!”. Infatti, poco dopo il pilota urlante, appare rombando un trattore gigantesco che traina qualcosa a metà tra una libreria messa in verticale ed una sega a nastro . Per fortuna il mostro gira a destra e si arrampica poco più su e lì si ferma a tagliare legna. Sembra tutto tranquillo, ma dopo una mezz’oretta sentiamo di nuovo il rombo della bestia; ci precipitiamo e riusciamo a fermarlo poco prima che imbocchi contromano il percorso di gara. Delle trattative se ne occupa Cesare (il suo accento di Foligno è senza dubbio più efficace del mio piemontese) ed i boscaioli si lasciano convincere a starsene lì fino alla fine della prova. Tornata la calma sfiliamo le forcelle della mia moto di un paio di centimetri; chissà se andrà meglio.
La gara finisce regolarmente e torniamo a Norcia, da dove mi porto via per ricordo un prosciuttino di spalla.
Il viaggio in furgone verso Torino è interminabile.
Nelle settimane successive, non trovando subito le molle originali, riesco solo a ridurre al massimo il precarico dell’ammortizzatore posteriore.
E così si arriva alla partenza per il Sardegna Rally Race 2014.
Alle ore 7 del 7 giugno prendiamo la corriera che ci porta alla Malpensa. Gli altri sei medici sono tutti intorno ai 30 anni , quasi tutti specializzandi, potrebbero essere tutti figli miei “bboni bambini, stateve bboni”.
A Milano troviamo Mauro, fisioterapista che gestirà l’infermeria insieme ad Erica, infermiera di rianimazione.
Ad Olbia ci vengono a prendere Gianfranco chirurgo maxillo-facciale e Claudio medico endurologo con suo figlio studente in medicina al quarto anno, che sarà la mia balia motociclistica per tutta la gara (questi ultimi due si classificherebbero tranquillamente tra i primi 50 del mondiale).
Ci trasferiamo all’albergo di San Teodoro dove le moto sono già arrivate e ci attendono allineate sui loro cavalletti.
Alle 5 e mezza del pomeriggio si svolge il prologo: un giro secco su una pista da cross per stabilire l’ordine di partenza del giorno successivo. Non chiedetemi le classifiche, so solo che il motorally l’ha vinto alla fine Botturi. Tra i partenti c’è anche una ragazza russa di 21 anni.
Il giorno dopo, 8 giugno, sono destinato alla seconda prova speciale: San Teodoro-Arbatax. Il posto dove sono destinato (nota 255) non è granché: un rettilineo che esce dal bosco e finisce su una strada asfaltata; a metà c’è un cancello che devo aprire. Fa caldo, c’è puzza di merda, mosche, zecche ed un sacco di polvere che i piloti alzano passando in tromba L’unica nota piacevole è una cavalla, forse gravida, che ci viene a trovare incuriosita dal casino. Povera bestia: è coperta di grappoli di zecche sotto la gola ,le ascelle, gli inguini. Si lascia avvicinare solo dopo aver mangiato due torsoli di mela gentilmente offerti dal duo sanitario . Facciamo purtroppo conoscenza con il 207, ricordatevi ‘sto numero: è un francese con un quad, non capisce una parola di una lingua che non sia la sua,è testardo come uno della val di Susa (che i calabresi sono dei succubi arrendevoli al confronto!), è negato a guidare e soprattutto non ha idea di cosa sia la navigazione con il rod buc. A momenti fa fuori una “scopa” prendendo il tracciato contromano; quando poi riescono ad imbrigliarlo basta che una delle due “scope”rallenti e lui la supera e riparte a palla per la mulattiera sbagliata, per ritrovarsi poi in un amen nei pressi dell’inizio prova! Il tutto dura circa un’ora, alla fine riescono a fermarlo ed a mandarlo fuori del tracciato; era ormai abbondantemente fuori tempo massimo.
Con un’ora e mezza di ritardo riusciamo finalmente a partire con le “scope” ed a farci anche noi la nostra parte di prova speciale. Molto bella!! Sono mulattiere su e giù per le colline con un fondo abbastanza scivoloso per i primi 5 chilometri: si tratta di sabbia mista a pietre abbastanza grosse che danno dei colpi secchi sull’avantreno. Il resto è pura goduria. Purtroppo dobbiamo abbandonare la prova speciale al rifornimento perché nel paese nessuno dei tre distributori eroga benzina. Si deve andare su asfalto fino a Dorgali a circa 30 km per trovare un distributore. Però da Dorgali ad Arbatax c’è l’Orientale Sarda, una strada tra le più belle della Sardegna, con un asfalto splendido, poco trafficata; un nastro che attraversa un massiccio montuoso con degli scorci incantevoli. Arriviamo ad Arbatax che tutti si sono già sistemati, hanno fatto la doccia e si stanno godendo una bella birra!!!
Il giorno dopo lunedì 9 giugno tappa Arbatax-Arbatax. Che bello!! Un giorno almeno in cui non dobbiamo rabastare tutti i bagagli da un albergo ad un altro. Sto caricando tutto trullo la moto sul carrello quando Fabio, il mio compagno di camera, mi fa “hai lasciato la roba in camera” io “embé? Non si torna qui stasera?” –“no, ci sbattono da un’altra parte” . Mi fiondo in camera,raccato tutto e riesco a caricare la borsa sul furgone appena in tempo prima della partenza. E’ il bello di questa organizzazione, nessuno ti dice niente, le informazioni te le devi trovare da te. L’unico a dare informazioni precise è Andrea Solinas, il responsabile della seconda prova speciale (quella del pomeriggio). “Tu sei alla nota 147”. La nota 147 si trova al termine di un breve tratto asfaltato a velocità controllata (50 km /h), poi i piloti devono prendere a destra per una mulattiera in discesa. La sistemazione è migliore, non c’è ombra, ma in compenso la vista è magnifica, c’è una bella arietta e non siamo costretti a respirare la polvere di tutti i piloti che passano.
Incominciano a passare i primi ( qui ho fatto due foto e due filmati nel tornante subito sotto alla strada asfaltata . Dopo circa una ventina di passaggi viene segnalato il primo incidente serio, un frontale. Uno ha sbagliato la nota, se ne è accorto e sta tornando a cannone indietro; un altro ha sbagliato la stessa nota, non se n’è ancora accorto e sta andando a cannone: morale si cioncano di brutto, uno ci lascia tutti i legamenti del ginocchio e l’ altro si acciacca un po’ di dita delle mani: è quello che darà l’allarme. Si alza l’elicottero, atterra poco lontano, dottoressa ed infermiera a bordo si caricano degli zaini e del materiale e si fanno 500 metri in salita fino al luogo dell’incidente, dove trovano solo la moto, ma non il proprietario. Lo trovano poco più in su . Era stato l’altro ( quello delle mani) che gli aveva portato la moto fino al bivio prima di proseguire la gara, perché potesse essere ritrovato. Ci sono poi altri interventi, ma di minor gravità.
Con l’arrivo delle scope ripartiamo, non senza aver perso un po’ di tempo grazie al 207 che è andato a pascolare insieme alle pecore. Faccio un pò fatica a tenere il ritmo dei ragazzi e dopo una trentina di km di PS, quando mi è venuto il respiro col fischio, colgo l’occasione per prendere una scorciatoia ed arrivare al furgone. Qui facciamo conoscenza con marito e moglie svizzeri che Cesare invita a cena a Tonara.
La cena ed il dopocena sono i più belli della settimana. E’ spuntata una chitarra , ed un volontario della CRI la sa suonare e canta molto bene; si continua con cori e balli sopra e sotto i tavoli, facilitati da mirto e filuferru . La notte nessuno soffre d’insonnia.
Martedì mattina ore 7, il convoglio parte. Come sempre sono destinato alla PS2, quella del pomeriggio, vicino ad Allai; il che vuol dire che si parte presto tutti insieme, ma noi siamo quelli che tornano sempre la sera tardi. Per arrivare alla nostra nota c’è un bel tratto (20 km) di PS che ad un certo punto diventa molto difficile: un tratto di striscia tagliafuoco, in discesa, ripida tipo sprufunnu, con un fondo di terra molto friabile e molto sassosa, difficile da seguire perché è una striscia vecchia, invasa da arbusti alti 2 metri, il fondo non è quasi visibile. Ad un certo punto c’è anche un gradino di roccia “qua mi capotto” . La moto,con la ruota posteriore bloccata non accenna a rallentare, riesco a controllarla solo pelando un po’ il freno davanti, mi consola il fatto che prima o poi in fondo ci arriverò. Bene o male arrivo alla nota. Siamo in alto, vi si arriva da una discesa, si attraversa un cancello e la strada prosegue diritta, ma il tracciato della PS continua in una mulattiera in discesa subito a destra. Il posto è proprio bello, c’è un bel panorama e possiamo stare all’ombra di una quercia da sughero, formiche permettendo, visto che hanno fatto il nido proprio nel tronco della sughera.
I problemi incominciano dopo il passaggio dei primi 20 piloti. Quattro tornano, naturalmente a palla in contromano dalla mulattiera, allora li devi fermare, fargli trovare la nota giusta sul Rod Buc, fargli resettare l’ICO (il contachilometri) e spedirli sulla retta via. Ci sono invece molti che spalancano e vanno diritto. La maggior parte se ne accorge quasi subito, inchioda e torna indietro. C’è qualche altro furbacchione che non si accorge di avere sbagliato e prosegue a manetta. Il pericolo è che se un altro fa subito lo stesso errore il frontale è quasi sicuro tra il secondo che va ed il primo che torna. Per evitare incidenti gravi, come uno sbaglia mi metto sulla strada a braccia spalancate per impedire che un altro vi si fiondi. La cosa non è sufficiente, perché uno col quad (i quad sono i SUV dell’enduro) mi punta e se non salto di lato mi tira sotto. Indovinate che numero aveva il quad? Sì avete indovinato era proprio il 207!!
Mentre passano i piloti arrivano due ragazzi del posto con le loro moto per vedere la gara. Ci dicono che hanno capito che c’era la gara dal trambusto; il sindaco di Allai, contattato, ha detto di aver fatto la delibera,ma di non averla pubblicata.
Chiacchierando di cose da magnà mi parlano di “SU CALLU”. Si tratta dello stomaco del capretto da latte, pieno di caglio e latte, legato e messo a stagionare. Ne risulta un formaggio cremoso, da spalmare sul pane. Ha un sapore forte e piccante, che ricorda quello del “BRUSS” crema di formaggio del Piemonte fatta con croste di formaggio e grappa (non si butta via niente!).
Anche oggi l’elicottero ha il suo daffare: una spalla, un ginocchio, una schiena, ma niente di particolarmente grave.
Al passaggio dell’ultimo concorrente non vado via con le scope, la PS è ancora lunga ed io non sono tanto in forma. Me ne vado con i due sardi che mi accompagnano fino all’assistenza. Da lì seguo i furgoni fino all’albergo a Bonacardo, poco a nord di Oristano, riusciamo ad evitare per poco un temporale molto violento. All’albergo la padrona mi dice “Lei nnonné contemplatto nellellenco, la cammerra non c’è ma glienne trovvo unna”. Questo alle 5 e mezza del pomeriggio. La camera spunterà poi solo 5 ore dopo: si trova nel centro del paese da una signora che affitta camere. A parte la doccia gelata la camera è pulita, silenziosa, fresca e si dorme bene.
Mercoledì ore 6,30 si parte con i furgoni per l’assistenza. La tappa è da San Leonardo de Siete Fuentes a San Teodoro. Gli organizzatori ci fanno una pressione pazzesca “presto ch’è tardi, presto ch’è tardi!!” Già l’ICO che non vuole saperne di accendersi è presagio di una giornata di merda!
Con Claudio, Cesare e Marco ci avviamo per la prova speciale che si rivela subito molto più impestata delle altre. In un canale ripido in salita non riesco a stare stretto in una curva a destra e mi pianto in un buco. Riesco a ripartire a fatica, a momenti mi metto la moto per cappello. Dopo un paio di chilometri svolta secca a sinistra, vicino alla postazione di un’auto medica, e striscia tagliafuoco ripida ed in contropendenza. Attacco con una marcia troppo alta e dopo duecento metri l’anteriore inizia a saltare sulle pietre, impegnato come sono a tenere il manubrio, non scalo, il motore non spinge più e con un ultimo barrito la moto mi si rovescia addosso, io casco all’indietro e riesco a togliere la gamba destra da sotto alla moto, ma la sinistra è spinta in avanti ed in alto tesa, sento tirare, tirare (almeno qualcosa che ancora tira) poi un male porco e penso “guarda un pò mi sono stirato”. Non riesco a muovermi, dico a Marco “vai avanti, salvati almeno tu” . Striscio all’ombra di un albero. Mi raggiunge uno dei ragazzi dell’auto medica. “Aprimi lo zaino, prendi la borsa rossa dei farmaci e dammi una fiala di Toradol”. Mi verso la fiala in bocca. Nel Frattempo ci raggiunge Fabio e con l’aiuto di tutti e due piano piano arrivo all’auto. Lì c’è una seggiola di stoffa. Mi sistemo e non mi muovo più, salvo ingollarmi anche una fiala di Contramal.
La sera siamo a Buddusò, all’hotel La Madonnina, niente di speciale, ma è quello dove mangiamo meglio. Anche qui non sono contemplatto nell’elenco, ma la camera salta fuori immediatamente.
A cena sopporto stoicamente gli sfottò della compagnia; mi becco anche del finocchio perché non riesco a camminare se non zoppicando. Strano, un semplice stiramento non dovrebbe fare così male.
Giovedì ultima tappa. Riesco a fare il mio servizio su un’auto medica. Giornata senza storia, una nota positiva è la notizia che il 207 ha rotto. Aveva già rotto tutti i giorni precedenti, ma oggi ha rotto la sospensione anteriore e con una ruota pendula non può più proseguire. Saltano i tappi di spumante e birra, risuonano i brindisi per tutta la Sardegna centrale, il sollievo è generale ed evidente.
Alla fine della giornata come al solito noi non possiamo partecipare alla festa della sera, perché ci imbarcano di corsa per l’aeroporto e torniamo a casa.
Il male alla gamba non passa, anzi peggiora leggermente e dopo tre giorni ecco che affiora dal profondo l’ematoma. Risultato la gamba è tutta nera sulla faccia posteriore ed interna dalla chiappa fino a metà polpaccio. Se c’è l’ematoma vuol dire che c’è stato uno strappo. Niente moto per almeno dieci giorni.
La più contenta di tutti è mia moglie che si deve alzare alle 6 per accompagnarmi al lavoro dato che non posso ancora guidare.
Saluti e baci a tutti!!!