Un paio di riflessioni generali che partono dall'imminente partenza della prossima Dakar
Ventitré anni. E' il tempo trascorso dall'ultima partecipazione di un team ufficiale Honda Hrc al Rally più prestigioso del mondo. Allora si chiamava ancora Parigi Dakar, vedeva la luce nella capitale francese e la conclusione in quella del Senegal. Attraversava parte del Nord Africa e il deserto del Sahara, costringendo i piloti a prove di resistenza fisica e psicologica che ne mostravano la straordinarietà non solo sportiva. Sono passate più di due decadi, sono cambiate molte cose in quell'avventura così come nelle moto e nei piloti che le danno vita. Oggi, forse, è venuto meno quel carattere pionieristico che accompagnava la gara e che diede il via ad una vera e propria passione per i viaggi in terra africana, effettuati senza l'ausilio di tecnologie elettroniche sofisticate come quelle attuali, alimentati dalla passione per la scoperta di un continente che ancora rappresentava qualcosa di inedito, nuovo, inesplorato per un viaggiatore occidentale. Allora la Parigi Dakar rappresentava un mito non circoscritto alla comunità dei motociclisti, ma che aveva saputo prendere piede nella società. Oggi quel mito non è più così radicato in chi, volente o nolente, non si interessa di motociclette. Certo è che, a distanza di 34 anni, rimane intaccato il fascino che suscita la gara in chi è appassionato di motori e soprattutto di moto.
Quando facevo le elementari erano, grosso modo, gli anni “ruggenti” della Parigi Dakar. Ricordo ancora un quaderno utilizzato per i compiti, che in copertina raffigurava una gigantesca duna di sabbia, scavalcata da una moto che risultava subito essere il fuoco di quella fotografia. Allora, chiaramente, non sapevo nulla né della Parigi Dakar, né tanto meno potevo capire cosa aveva immortalato quella macchina fotografica. Oggi, invece, ho gli strumenti per intendere. Su quella enorme duna si stagliava una Honda Nxr 750.
La moto fu presentata al via del Rally africano nel 1986. Una bicilindrica di otto valvole, 780 cm cubici di cilindrata, oltre 75 cavalli di potenza, circa 160 kg di peso. L'esordio di questa mastodontica “nave del deserto” fu sfavillante: primo e secondo posto per i piloti ufficiali Honda. Da qui, un susseguirsi di vittorie, tra cui il secondo posto di Edi Orioli nel 1987 e la vittoria, sempre del pilota friulano, l'anno successivo, il 1988. Il 1989 è l'ultimo anno di partecipazione alla Parigi Dakar per il team ufficiale Honda Hrc. La casa nipponica lascia la competizione mondiale, ma dal 1988 sfrutta l'esperienza della NXR 750 per avviare la produzione in serie di una moto derivata proprio da lei. Nasce la Honda XRV 650 Africa Twin RD03, destinata a tracciare un solco indelebile e difficilmente raggiungibile per molti anni a seguire. La moto di serie presenta chiaramente delle differenze con la XRV, principalmente nel motore, ma l'attitudine è la stessa, ed è quella che le fa meritare il titolo di “Regina del deserto”. Negli anni a venire Honda continua a sviluppare il progetto, senza però mai stravolgerlo, al contrario, mantenendone immutata l'anima. Nel 1990 esce la RD04, la cilindrata raggiunge i 750 cm cubici, vengono apportate modifiche al telaio e il freno anteriore guadagna il doppio disco. Aumenta il peso, che passa da circa 190 kg della prima versione a 210 kg. C'è chi legge in questo avanzamento una propensione maggiormente stradale della nuova Africa Twin, a sfavore della guida in fuoristrada. Un'analisi che, ad oggi, visto quello che viene proposto dalle case nello stesso segmento, non può che strappare un sorriso. Tre anni dopo, nel 1993, esce la RD07 con un nuovo telaio e una maggiore escursione della sospensione posteriore. L'ultima versione è targata 1996, ma l'Africa Twin esce di produzione nel 2002.
Sono passati più di dieci anni, eppure resta una delle moto che più suscita fascino sugli appassionati. L'Africa Twin, di qualunque anno e modello, è ancora fonte di orgoglio per chi la porta su strada e, soprattutto, in fuoristrada. Il merito di questo successo è da ricercare certamente nella sua fattezza, ma è da attribuire soprattutto a quanti hanno dimostrato sul campo suo il valore: dalle centinaia di persone che a cavallo della sua sella hanno compiuto grandi Raid, mostrandone le doti di eccellente viaggiatrice, affidabile, robusta, capace di accompagnare senza troppi patemi le avventure in strada e in fuoristrada, a quelle che con lei hanno continuato a partecipare alle grandi competizioni rallystiche dimostrandone il valore “sportivo”. A questi appassionati Honda deve la fortuna della sua Africa Twin. Oggi non esiste nella produzione della casa nipponica un mezzo paragonabile alla “Regina del deserto”. L'Africa Twin nasce nella competizione rallystica più prestigiosa del mondo, la Parigi Dakar.
Esiste un'altra moto che ha visto i suoi natali nello stesso Rally: la Ktm 950 Adventure, poi divenuta 990. Progettata con l'aiuto del grande pilota italiano Fabrizio Meoni, che la portò al primo posto della Dakar 2002, anche questa venne messa in produzione come derivata della Rally, conquistandosi un ruolo di primo piano nel cuore degli appassionati, soprattutto tra i molti orfani dell'Africa Twin. Anche in questo caso, sono stati e sono tutt'ora i motociclisti a consacrare quotidianamente il successo e le doti di questo mezzo. Ora anche la Ktm ha concluso la produzione della LC8 Adventure. Due moto nate in un contesto analogo e che hanno conquistato un pubblico simile, ma soprattutto che lasciano un vuoto attitudinale ad oggi ancora non colmato.
Oggi la Dakar ha abbandonato la terra d'Africa in favore del Sud America, la declinazione sportiva ha avuto il sopravvento su quella pionieristica e si corre con monocilindrici specialistici che hanno soppiantato i grossi bicilindrici. Sembrano svaniti i margini che permisero la progettazione e la produzione della Honda Africa Twin così come quella della LC8 Adventure. Eppure, chi ha nel cuore questo modo di intendere la moto, continua a seguire questo appassionante Rally. Nella speranza che, a distanza di ventitré anni dalla sua uscita di scena, la ricomparsa di un team ufficiale Honda Hrc alla Dakar, possa voler dire qualcosa. Allora se ne andarono dopo aver lasciato sul mercato un mezzo leggendario. Vedremo, ora, quale eredità ci lascerà questa Dakar.