fialmente riesco a mettere il report del viaggio, sicuramente vi
annoierò
qui potete vedere le foto
https://picasaweb.google.com/1001843733 ... menia2012# Moto Raid Georgia / Armenia Agosto 2012
Questi due piccoli stati sono i soli nell'Asia centrale che non avevo ancora esplorato,
così ho deciso che era il momento di andare a farle una visita.
Inizio come sempre a sbirciare su riviste specializzate, internet, forum di viaggi,
e qualsiasi cosa mi capiti dove si parla dei suddetti paesi.
Una volta avuta tutta la documentazione necessaria la decisione definitiva la prendo acquistando la guida della lonely planet dove se serve ho tutte le indicazioni
necessari, “un consiglio” mai prenderla alla lettera.
Il viaggio in programma era da fare solo io e mia moglie, alla fine si sono uniti una coppia di Gorizia amanti come noi dell'esplorazione e avventura.
Oriano e Luigina del tutto sconosciuti ma uniti della stessa passione, abbiamo stretto da subito un forte legame di amicizia e complicità.
Partiamo sabato 04 agosto che sono le 8, ci facciamo una tirata fino a Gorizia dove saremo ospiti da questi nuovi compagni di viaggio.
La mattina di domenica 05 alle ore 6 si parte, inizia il nostro viaggio itinerante.
Le moto sono due KTM 990 adv la mia del 2010 quella di Oriano un po più anziana e del 2008, sono state tagliandate a dovere, gomme nuove, olio filtri e pastiglie freni.
Arriviamo a Sofia capitale della Bulgaria dopo 1080 chilometri di strada scorrevole e monotona sotto un sole cocente.
La città di Sofia è la terza capitale d'Europa più antica (dopo Atene e Roma) il centro storico è dominato dalla cattedrale di Aleksandar Nevski alta circa 45 metri, il suo interno può contenere più di 5000 persone.
Spendiamo tutto il tempo della giornata girovagando per i suoi viali e i parchi gustando la sua ottima cucina dove spendiamo veramente pochissimo.
La mattina di martedì 07 si parte per la tappa che ci porterà al di là del confine Turco con la speranza di superare il ponte sul Bosforo ed uscire dal caos cittadino.
La previsione è stata rispettata ma con sforzo fisico e meccanico altissimo.
Arriviamo nella immensa e caotica Istanbul che sono le 17,30 rimaniamo imbottigliati in un infernale traffico dove rischiamo di fondere i motori delle nostre amate, c'è un caldo che supera i 40° la ventola di raffreddamento non cessa di funzionare ma malgrado ciò la temperatura aumenta a tal punto da farci spegnere in continuazione il motore per cercare di non fondere.
Siamo stracarichi non riusciamo a svincolarci dal traffico, i Turchi non lasciano nessuna via di fuga siamo costretti a soffrire con loro. Dopo circa quattro ore e mezza stanchi, sudati fradici e con le moto che grondano sangue riusciamo a passare il ponte sul Bosforo, sono le 22 decidiamo di muoverci per cercare di raffreddare i motori e nello stesso tempo uscire dall'hinterland della caotica e trafficata Istanbul.
Troviamo da dormire a Gebze un paesone sul mar di Marmara.
La Turchia è grande, cerchiamo di fare tappe lunghe per non spendere troppi giorni, sfruttiamo le strade scorrevoli e poco trafficate (la benzina costa euro 2,20 litro) negli ultimi anni hanno fatto progressi da giganti, ancora oggi è un cantiere aperto dove si costruisce a rittimi cinesi.
L'ungo il percorso facciamo sosta notturna nelle città di Amasya e Bayburt, sono dei bei posti dove la sera riusciamo a fare una ottima cena e delle belle passeggiate giusto per sgranchirci un po le gambe intorpidite dalle lunghe scorpacciate di chilometri.
Tra Amasya e Bayburt riesco a farmi beccare per eccesso di velocità, non c'è verso di convinzione e pentimento la polizia mi affibbia un verbale di lire 154 per un controvalore di 75 euro che sarò costretto a pagare in dogana prima dell'uscita
Lungo il tragitto non mancano le soste per ammirare certi spettacoli paesaggistici,
vallate, montagne dai colori e sfumature fatate, canyon e fiumi impetuosi
tutto questo ci fa perdere tempo ma ne godiamo lo stesso, le nostre macchine digitali non fanno altro che scattare immagini.
Arriviamo nella Dogana di Sarp il pomeriggio del 10 agosto c'è un caldo torrido, umido e appiccicoso, per espletare le pratiche burocratiche ci liberiamo il più possibile degli indumenti motociclistici.
La dogana Turca è la più laboriosa mentre quella Georgiana la passiamo velocemente
Non capisco il perché ma non mi chiedono di pagare la multa ed io naturalmente faccio l'indiano.
Siamo in Georgia nella zona più balneare di tutto il paese “Batumi” è come Rimini super affollata da bagnanti è turisti, facciamo fatica a trovare da dormire
dopo vari tentativi finalmente troviamo una guest house dove ci offrono una stanza quattro letti, noi stanchi e affamati accettiamo volentieri.
La nostra prima tappa in Georgia è la città di Kutaisi, scopriamo nostro malgrado che i locali alla guida sono dei pazzi scatenati rischiamo la vita in ogni momento dobbiamo fare molta attenzione oltre che essere attenti dobbiamo prevedere le mosse altrui guardare negli specchietti per far sì di non essere tamponati.
La polizia nelle strade è assente e sè ci sono lasciano fare, tutte le volte che ci fermiamo siamo assaliti da persone gentili vogliosi di sapere e di aiutarci, sono sempre in festa mangiano e bevono vodka di prima mattina, ci offrono da bere è quando gli fai capire che non possiamo perché siamo alla guida fanno un cenno di spalle come per dire fregatene cogli l'attimo e bevi con noi.
In città incontriamo un missionario Iraniano che parla benissimo l'Italiano è entusiasta per il nostro modo di viaggiare, ci porta nella sede della caritas dove facciamo conoscenza con le suore italiane che la gestiscono, ci offrono tutto il loro aiuto per la ricerca di una ottima sistemazione, la troviamo in una guest house in centro città con tutte le comodità, camere ben attrezzate con lavatrice annessa e posto moto in garage.
Salutiamo queste gentilissime persone e dopo esserci sistemati e fatta una doccia nel pomeriggio con le nostre moto belle scariche visitiamo i due monasteri situati a circa 6 e 20 chilometri, il primo e il Motsameta posto su un promontorio a picco sul fiume Tskhaltsitela che significa “acqua rossa” deriva da un massacro fatto dagli arabi nell'Vlll° secolo il secondo e il monastero di Gelati più grande e maestoso, molti regnanti Georgiani sono stati sepolti in questo luogo. Fu fondato dal Re Davit come centro della cultura cristiana.
Al momento della nostra visita si sta svolgendo un matrimonio e la tradizione dice che tutti i presenti devono partecipare alla festa con brindisi in onore degli sposi, cosi nostro malgrado siamo costretti a bere vodka e a brindare in onore della sposa e dello sposo, se non lo facciamo potrebbe essere una offesa o un malaugurio quindi ci tocca.
Fantastiche persone sempre in allegria e capaci di coinvolgerti nella loro semplicità e vivacità, ci chiediamo se un tempo anche noi sapessimo apprezzare e vivere la vita in questo modo.
La sera nell'ottimo ristorante dell'hotel più in della città conosciamo una coppia di Firenze, motociclisti con GS 1200, parlando del più e del meno acquisiamo ottime informazioni per il tour di domani a “Mestia” una strada sterrata che non sono riusciti a completare causa fango e buche profonde, speriamo che a noi ci vada meglio.
La mattina, dopo colazione raccogliamo tutto il nostro bucato fatto con la lavatrice,
carichiamo e partiamo che sono le 11, fa caldo ma è sopportabile la strada che stiamo percorrendo è spettacolare, saliamo di quota e la temperatura diventa piacevole,
lungo il percorso ci fermiamo in un piccolo ristorante dove mangiamo il “khachapuri” una sorta di torta salata al formaggio molto buona, subito dopo cerchiamo una radura dove fermarci per fare un bel caffè con la nostra moka.
Arriviamo a Mestia che sono le 18 , ci rechiamo nella piazza centrale per ristorarci con una ottima birra, nel mentre facciamo conoscenza con due ragazzi di Sondrio anche loro in moto e con in mente il nostro stesso giro.
Cerchiamo e ci sistemiamo per la notte in una ottima guest house dove i proprietari ci propongono un fuoristrada Uaz sovietico che ci può portare bagagli e le nostre dolci metà al seguito, accordo fatto circa euro 250 che divideremo con i due ragazzi
La mattina alle otto dopo aver caricato tutto nel fuoristrada si parte, saliamo subito di quota con vista panoramica sulla cittadina di Mestia con svariate torre Svan e sullo sfondo le maestose montagne Caucasiche.
La sterrata è spettacolare dopo circa 40 km arriviamo ai villaggi di Ushguli a 2100 metri ai piedi del monte Shkhara alto oltre 5000 metri, considerati le località più elevati d'Europa a essere stabilmente abitate è dichiarate dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
Posto fantastico che si presta a delle foto da cartolina, proseguiamo il nostro viaggio sulla sterrata che sale su ripidi tornati dove in ogni curva ci appare uno scenario spettacolare, alle volte facciamo fatica su fango e buche profonde ma il piacere di guida e la visione che ci si pone davanti ci fanno gioire.
Arriviamo dopo circa 160 chilometri di duro sterrato ma divertente, (pane per le nostre moto nate proprio per questi terreni) nella cittadina di Lentekhi dove troviamo l'asfalto, scarichiamo tutto in un hotel del posto dove passeremo la notte e ci concediamo dal nostro driver che ben a sopportato il tragitto.
La nostra prossima meta è Tbilisi capitale Georgiana, partiamo che è sempre tardi non riusciamo a partire presto i chilometri non sono molti ma il traffico e i Georgiani al volante ci tengono in continua tensione.
Oggi mi sono giocato un jolly ho evitato un sicuro impatto in una rotonda.
Una macchina arriva a tutta velocità accorgendosi all'ultimo istante della mia presenza, la sua pronta frenata ed il mio istinto di accelerare per sgusciare via dal pericolo hanno evitato la tragedia.
Preso posto in un simpatico albergo appena fuori dal centro con annesso box per le moto e dopo una salutare doccia con un taxi andiamo in centro.
Tbilisi è una fantastica città dove si mescola l'antico con la modernità, divisa dal fiume Mtkvari e dominata dalla fortezza di Narikala.
Ci sono moltissimi palazzi storici che meritano di essere guardati, lunghi viali alberati
e molte vecchie case ottomane, alcune splendidamente restaurate altre in corso di restauro, la grande cattedrale di San Giorgio, la moschea, i giardini botanici e con la nuovissima teleferica si sale sulla collina dove si gusta una visione a 360 gradi dell'intera città.
La sera c'è “movida” nei suoi borghi pedonali arricchiti da una miriade di locali dove si mangia e si beve al fresco delle acque del fiume.
Oggi la nostra meta è percorrere la famosa vecchia strada militare che porta fino al confine Russo, siamo riusciti quasi a partire in orario forse perché non dovevamo caricare la moto di tutti i bagagli perché la sera si ritornerà a dormire nello stesso posto.
La strada è spettacolare lungo il percorso la prima tappa è sul lago artificiale di Ananuri dove si godono panorami impressionanti con una fortezza ed un monastero posto a picco sul lago.
Gaudari e una località sciistica dove i Georgiani che contano hanno i loro chalet e
vengono a sciare, siamo a quota 2100 metri, da qui in poi la strada diventa bruttissima con buche profonde e sterrati senza senso, si sale ancora fino al passo di Jvari a 2400 metri per poi ridiscendere fino a 1750 e arrivare a Kazbegi un paio di chilometri prima del confine Russo momentaneamente interdetto per motivi politici.
Arrivati a questo punto non ci resta che fare gli ultimi 6 chilometri di una sterrata pietrosa con tornanti a gomito e in salita che in poco tempo ci porta a quota 2200 metri sbucando in un falso piano con tutt'intorno le montagne ed in cima ad uno sperone di roccia la famosa trecentesca chiesa di Tsminda Sameba, è uno scenario fiabesco respiriamo un'aria di soddisfazione per aver raggiunto questa intrigante meta.
Le foto che scattiamo non si contano ci sediamo per contemplare lo stupendo scenario che si para davanti ai nostri occhi.
Ritornati per la stessa strada siamo in Hotel che sono le 19, il tempo di fare una
doccia e ritornare in città a mangiare in uno di quei simpatici localini dove gustiamo
l'ottima cucina a base di carne e verdure.
Oggi 16 agosto si parte per raggiungere l'Armenia che dista solo 80 chilometri da Tbilisi, li percorriamo in poco tempo, riusciamo a prendere la giusta direzione quasi subito (dimenticavo di dire che in Georgia ed Armenia le indicazioni scarseggiano anzi direi che non esistono, si va avanti solo con continui informazioni e punti GPS che preventivamente mi sono caricato nel mio garmin Etrex)
Usciamo quasi subito dalla Georgia perdendo un po più di tempo ad entrare in Armenia perché si deve fare il visto d'ingresso euro 6 e fare l'assicurazione moto per 10 giorni pagando la cifra di 4 euro.
Stiamo percorrendo la valle del Debed un fiume che ha scavato un magnifico canyon
con spettacolari crepacci di roccia, siamo nella regione di Alaverdi dove visitiamo il monastero di Haghpat e quello di Sanahin due affascinanti complessi religiosi ricchi di tombe antiche, cappelle e gallerie medievali.
Proseguiamo la nostra strada che si inerpica su con panorami che somigliano a pascoli alpini siamo su un passo di oltre 2300 metri dove poco dopo arriviamo nella cittadina di Dilijan meta turistica degli Armeni e sorgente di acque minerali. Si è fatto tardi ci troviamo una ottima sistemazione nell'hotel Getap appena fuori città dove c'è (si dice) il miglior ristorante del paese ed effettivamente è cosi l'abbiamo costatato la sera stessa.
La mattina dopo un'abbondante colazione partiamo per il lago di Sevan, la strada scorre veloce con meravigliosi panorami, il lago si trova a 2000 metri di quota ha una superficie di 940 kmq lungo 80 km. e largo 30 km. le sue acque variano dall'azzurro
chiaro al blu intenso con svariate altre sfumature.
Ci troviamo un bel posto sotto l'ombra di un albero per farci un ottimo caffè con la nostra inseparabile moka.
Proseguiamo il nostro viaggio per la spettacolare strada che ci porta al passo di Selim quota 2400 metri dove visitiamo il caravanserraglio risalente al 1300, questa locanda venne costruita all'epoca in cui un ramo della via della seta passava proprio da qua, e ben conservato e si presta molto a delle bellissime foto.
La strada che percorriamo si incunea su delle bellissime gole fino ad arrivare nella cittadina di Goris, la piccola Cappadocia con le sue bizzarri sculture naturali di roccia vulcanica disseminati su ripidi pendii, grotte e rifugi scavate nelle pendici delle colline, si pensa che furono abitate fin dal 5° secolo, Goris e anche nota per le sue varietà di vodka di frutta fatta in casa.
Si ci sveglia presto ma si parte sempre tardi, si prosegue su strada piacevole sempre in quota con aria frizzante e fresca la meta è arrivare a visitare il monastero di Tatev appollaiato sul costone di roccia a strapiombo sul canyon del Vorotan da dove la vista spazia fino alle vette del Karabakh.
Il monastero è dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, per arrivarci si sale su una larga sterrata ripida con numerosi tornanti.
Ultimamente è stata costruita una opera faraonica, consiste in una telecabina che scavalca il canyon del Vorotan sorretta da soli due giganteschi pilastri di ferro per arrivare ai piedi del monastero, secondo me un'opera che rovina l'ambiente e serve a poco.
Da alcuni giorni stiamo tenendo la moto di Oriano sotto stretto controllo, si verifica un fatto strano aumenta l'olio nel motore e diminuisce leggermente l'acqua della vaschetta di raffreddamento, a Yerevan cercheremo di risolvere il problema, sotto delucidazioni di un mio amico meccanico preventivamente interpellato mi spiega che potrebbe essere l'alberino della pompa dell'acqua o un lieve sfiato di una delle due teste, dobbiamo trovare un ottura falle da immettere direttamente nel radiatore e sostituire interamente l'olio motore.
Oriano preso dal panico e dal dubbio decide di caricare il kappa su un furgone
ed arrivare a Yerevan per evitare ulteriori complicazioni “come non dargli torto”.
Così loro nel mentre si recano a Yerevan nell'hotel preventivamente scelto con il furgone assieme alla moto ferita io e mia moglie decidiamo di fare visita al monastero di Khor Virap posto su un promontorio con la vista spettacolare del monte Ararat.
Ne vale veramente la pena visitare questo luogo, è un incanto, l'Ararat però è capriccioso non sempre è disposto a farsi vedere nascosto com'è dalle nuvole, noi aspettiamo con pazienza fino al punto di riuscire a fare due scatti per immortalarlo.
Arriviamo a Yerevan che sono le 17,30 all'hotel Areg con Oriano, Luigina e la moto già presenti. Ci sistemiamo nelle ottime e confortevoli camere e dopo un salutare bagno ci facciamo chiamare un taxi per scappare subito alla ricerca di un ottura falle e olio motore, la ricerca è stata lunga è faticosa ma alla fine abbiamo trovato quello che cercavamo.
La mattina con sano impegno in tre orette abbiamo fatto il lavoro, immesso l'ottura falle nel radiatore fatto girare il motore per più di un quarto d'ora intorno all'albergo. perdiamo tempo per la laboriosità meccanica del kappa si deve smontare mezza moto per il cambio olio e arrivare al tappo radiatore, scaricato tutto l'olio è pulito i filtri abbiamo rimesso quello nuovo “speriamo in bene”
Dedichiamo interamente una giornata e mezza alla città di Yerevan, la visitiamo per lungo e largo, passeggiamo lungo i viali alberati dove i suoi abitanti si pavoneggiano negli abiti all'ultima moda ho si soffermano nei vari caffè e ristoranti dei parchi.
Il centro è dominato da una opera faraonica fatta costruire dai Russi in onore del 50° anniversario del soviet Armeno rimasta incompiuta nel momento in cui fu dichiarata l'indipendenza del paese, si tratta di una lunga scalinata tutta in pietre marmoree intervallata da terrazze con giardini e fontane dedicate, oltre la salita all'esterno c'è l'interno che comprende diverse scale mobili con pianerottoli dove si espongono opere d'arte moderna, il resto sono palazzoni di ottima fattura sempre di opera sovietica come il teatro, i musei, la biblioteca che custodisce gli antichissimi
manoscritti Armeni e il palazzone della fabbrica del cognac famoso in tutto il mondo.
La mattina del 21 dopo aver caricato le moto e fatta colazione partiamo per visitare il Tempio di Garni ampiamente restaurato, questo era dedicato a Elio il Zio del sole ai tempi dei Romani, dopo la conversione al cristianesimo divenne la residenza estiva dei reali Armeni, proseguendo sulla bella strada che si incunea su una gola con pareti a strapiombo, si arriva in fondo dove sorge su una parete scoscesa il monastero di Geghard, si dice che un tempo la lancia che trafisse Gesù fosse custodita al suo interno, circondato da possenti mura ne fanno un sito spettacolare.
Il kappa si comporta egregiamente bene sembra che il lavoro fatto gli abbia gioito,
Oriano si è un po rasserenato prende respiro.
Oggi si lascia l'Armenia per fare ritorno in Georgia, la strada è spettacolare i paesaggi che si presentano ai nostri occhi non sono altro che visioni da cartolina illustrata.
Arriviamo in dogana che sono le 15, con semplicità espletiamo le pratiche dei due paesi e siamo in Georgia.
Il paesaggio continua ad essere di una tale bellezza che siamo costretti a fare foto ricordo, nella stretta gola la strada come un serpente che si contorce ci conduce sempre più avanti, in prossimità di una curva incontriamo due motociclisti Rumeni,
due simpatici ragazzi che stavano per fare il nostro giro al contrario.
Arriviamo nella valle di Vardzia, si attraversano paesaggi naturali ed incontaminati è una delle strade tra le più spettacolari della Georgia, il percorso segue l'alta valle del fiume, attraversa stretti canyon dove all'incrocio di essi si pone l'imponente fortezza di Khertvisi a guardia difensiva di tutta la zona.
Troviamo da dormire in una guest house di una simpatica famiglia, ci offre anche una buona cena a base di pesce allevato sulle vasche del loro giardino ed una ottima colazione .
Il giorno dopo di buona ora si parte per la visita della valle e la città rupestre di Vardzia questo è un simbolo culturale che occupa un posto speciale nei cuori dei Georgiani.
La caratteristica della città scavata nelle nude rocce a strapiombo si sviluppò durante il regno della regina Tamar, sono 13 livelli di abitazione a forma di grotte al centro del complesso si trova la chiesa dell'Assunzione affrescata all'interno.
Ci sarebbe da scarpinare per giorni e giorni per visitare tutto questo spettacolo del passato , ma purtroppo il tempo stringe e noi dobbiamo fare ritorno in Turchia.
Arriviamo in dogana “Vale/Posof” nel primo pomeriggio, le pratiche per l'uscita della Georgia sono velocissime mentre quelle Turche sono asfissianti, la burocrazia è pesante ci mettiamo più di una ora sotto un sole cocente ma in compenso della mia multa non se ne fa cenno.
La zona di Posof e dintorni è di uno spettacolo unico circondata da alte montagne dove le nostre moto stracariche arrancano su, per passi di oltre 2550 metri:
Attraversiamo paesaggi incantati con montagne dai colori fiabeschi.
Passiamo per le città di Ardahan, Gole, Oltu, Tortum, Erzurum e la sera ci fermiamo a dormire a Askale in un simpatico hotel dove le moto in sicurezza dormono direttamente nel locale ristorante.
La mattina del 23 agosto è la prima volta che si riesce a partire prima delle 8 “miracolo” facciamo chilometri su chilometri attraversiamo le città di: Erzincan, Sivas, Yozgat per trovarci da dormire a Yerkoy.
Oggi 24 agosto è il giorno dell'arrivederci in Italia con i simpaticissimi amici Oriano e Luigina, per motivi di impegni di lavoro devono tornare a casa tassativamente entro il 26. Arrivati ad Ankara loro faranno il percorso Istanbul via Balcani e noi per lo stretto dei Dardanelli via Grecia e Italia.
Ci siamo conosciuti via forum, ci siamo incontrati fisicamente a Gorizia e ci lasciamo ad Ankara con l'augurio di un buon rientro e un grazie per la scoperta di una nuova e speriamo duratura amicizia.
La sera dormiamo in una città balneare sul mar di Marmara precisamente a Bandirma.
La mattina presto attraversiamo lo stretto dei Dardanelli con i traghetti che in circa 30 minuti portano nella sponda Europea.
Facciamo dogana a Ipsala ed entriamo in Grecia, fa un caldo bestiale, la vecchia strada che con curve e panorami passava sui monti dell'Epiro è diventata una autostrada monotona senza nessun tipo di servizi, ne benzina, caffè, ristoro, w,c, niente di niente per poco rimango a secco, ho capito all'ultimo che dovevo uscire per il rifornimento per poi rientrare, mi sembra una cosa demenziale non riesco a concepire che in una autostrada dove si dovrebbe velocizzare il trasferimento si penalizzi in questo modo il viaggiare “valli a capire questi dirigenti Greci.”
Dormiamo in un ottimo albergo nella cittadina di Kozani.
La mattina dopo un paio di ore di guida arriviamo a Incoumenitsa che sono le 12,
vado subito al porto per informarmi degli orari dei traghetti per Ancona, ci sono tutte le sere con partenza alle 20, “benissimo”.
A questo punto visto che abbiamo qualche giorno a disposizione decidiamo di fare tre giorni di sano riposo facendo vita da spiaggia e prendendo un po di sole.
A circa 15 chilometri dal porto troviamo un paesino “Plataria” con una bella baia difronte l'isola di Corfù, una spiaggia di sabbia e tantissimi locali dove la sera non avevamo che la scelta di dove mangiare.
Troviamo una camera con bagno, angolo cottura e un bel terrazzo a soli 20 euro al giorno, direi una ottima sistemazione.
Sono stati tre giorni veramente rilassanti e riposanti, la mattina dalle ore 9 alle 12 e dalle 17 fino al tramonto spiaggia, il pomeriggio riposino e la sera cena a base di pesce e passeggiata.
Peccato, questa sera ci tocca partire e mettere la parola fine a questa lunga galoppata
che da Torino ci ha portato ad attraversare 8 paesi: Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Armenia e Grecia senza contare la nostra bell'Italia.
Abbiamo percorso autostrade, strade, piste, sterrati e viottoli di incomparabile bellezze, abbiamo conosciuto popoli e gente, umile, cordiale, allegra, socievoli, pronti ad aiutarti con una ospitalità disarmante, abbiamo appreso delle lezioni di vita che noi ormai nel nostro frenetico mondo abbiamo perso da tempo.
Sono stati 10100 chilometri di pura passione motociclistica a tratti dura ma con tanta voglia di conoscere e vedere. Tutto è andato bene tranne il piccolo inconveniente
della moto di Oriano, risolto egregiamente.
Devo pubblicamente ringraziare la GVI (
http://www.givi.it/) che mi ha sopportato con tutto l'equipaggiamento come il telaio di ancoraggio per le 3 borse trekker, borsa serbatoio, borse interne e caschi modulari, il tutto si è rivelato di ottima fattura e robustezza “Grazie”
Un grazie anche alla Red Racing parts (
http://www.redracingparts.com) che mi ha sopportato con olio motore 5w/60 rivelatosi ottimo per le temperature che abbiamo incontrato, prodotti per la pulizia, grasso catena e attrezzo per cambio catena di trasmissione “Grazie”.
Un grazie a Luigina, Oriano ed in particolare a mia moglie Assunta che ancora oggi dopo tanti tantissimi viaggi mi accompagna.
Alla prossima
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