KTM 690 RALLY LA MIA PROVA
Inviato: 08/02/2013, 17:56
Ragazzi finalmente dopo mille peripezie la moto è pronta per essere usata, dopo averci fatto qualche km per testarla e cercare di capirla, finalmente vi scrivo come me la sono sentita addosso.
Voglio partire dal fattore estetico, è ovvio che chi come me è nato , motociclisticamente parlando con il mito Dakar negli occhi e nel cuore, non può certo essere indifferente alle sue forme, inoltre se ci aggiungi il fascino di avere tra le mani una vera FACTORY PRONTO GARA costruita in pochi esemplari e venduta a cavallo tra il 2007 e il 2008 alla bella cifra di 25000 eurozzi, non puoi che esclamare una solo parola MERAVIGLIOSA.
Inoltre, questa meraviglia cresce una volta che hai tutto sotto gli occhi e le mani, essendo semi smontata ho potuto apprezzare anche quello che di solito non si vede, il mezzo monta tutti componenti di alta gamma, dalle sospensioni alle piastre di sterzo,
dal carburatore alla pompa della benzina a depressione, dal supporto telaietto strumenti alle pedane, dalla sella alle sovrastrutture etc. etc.. Il tutto è pensato per ridurre al massimo il peso ma conservare un’elevata robustezza per l’uso gravoso al quale il mezzo dovrebbe essere destinato, come ad esempio la sella che ha la struttura in carbonkevlar,
così come il cupolino, il paramotore, la scatola filtro e il codino posteriore dove all’interno c’è il posto per alloggiare la balise. I perni ruota di grossissimo diametro ma leggerissimi e robusti, alluminio per le pedane,comandi a pedale per cambio e freno posteriore snodati,
il supporto dell’ammortizzatore di sterzo e i riser del manubrio,
i dadi ruota, i registri catena
e il reggi castelletto della strumentazioni. Insomma una vera meraviglia della tecnica alla portata di tutti (tutti…. si vabbé chi si può permettere di spendere cifre del genere su una moto ).
Ma la meraviglia continua nel notare che con una chiave da 8, una da 10, un cacciavite e un paio di brugole smonti in un attimo tutta la moto, l’impianto elettrico è semplificato e semplicissimo, i serbatoi anteriori vengono via dopo aver svitato tre brugole e per togliere la carena anteriore non serve nemmeno una chiave essendo munita di innesti rapidi. Il telaietto posteriore non esiste ma funge da struttura portante il serbatoio, dove trovano posto batteria, fusibili e centralina piazzati sotto la sella che si toglie in un attimo grazie allo sgancio rapido.
Altre chicche che ti fanno realmente capire che sei di fronte ad un mezzo da gara sono; la fattura dello scarico, con le sue saldature al tig artigianali e i terminali (completamente vuoti) collegati con le molle incrociate,
un sistema di raffreddamento per la pompa della benzina (mai visto prima),
i convogliatori d’aria direttamente sul cilindro, la ventola sul radiatore e lo stesso decisamente ampio con saldature laterali molto artigianali,
inoltre montati sotto al serbatoio posteriore ci sono due serbatoi dell’olio extra da utilizzare in caso di necessita per tappe lunghe solo da collegare al circuito tramite dei raccordi ad aggancio rapido,
il radiatore dell’olio montato in posizione anteriore sotto i fari e, per concludere, tutti i serbatoi hanno gli sganci rapidi con un unico rubinetto dove ti permette di utilizzare, a scelta, quelli anteriori, quelli posteriori o entrambi.
Insomma, costerà pure un botto ma tutto sto popò di roba e cura del dettaglio su un mezzo da 8000 euro non si trova mica, rifinita benissimo.
La posizione in sella, mannaggia, è perfetta pure quella, sei seduto molto in alto infatti la moto è veramente un cavallo, tra l’escursione di ben 300 mm e tutto il resto non è certo adatta ai corti di gamba, alzarsi in piedi sulle pedane è questione di un attimo e la guida in piedi è ancora meglio di quella seduta. Strettissima tra le gambe con un bilanciamento dei pesi perfetto e il baricentro molto in basso (ma come avranno fatto ) ha una maneggevolezza incredibile, l’avantreno è leggero ed è facile farlo decollare per superare facilmente degli ostacoli ma allo stesso tempo è piantato lì e va sempre dove vuoi tu. C’è da dire che è veramente un pezzo di legno , tra le sospensioni tarate per il terreno africano e la sella che è praticamente una panca di legno rivestita non si può certo dire che ha come pregio il confort, con quel popò di carena che sale così in alto sei completamente riparato dall’aria, anche nella guida in piedi, e ti ritrovi a velocità elevata senza nemmeno rendertene conto, cosa che avviene anche per la mancanza di vibrazioni . C’è da aggiungere che dopo aver tarato un po’ meglio le sospensioni la situazione è decisamente migliorata, segue sempre il terreno, ha una trazione invidiabile, non scarta mai ed ora che la forcella lavora non ti spezza più gli avambracci.
I freni sono un controsenso, quello anteriore da fermo sembra spugnoso, come se avesse dell’aria nel circuito poi quando lo usi è perfetto, frena bene e non blocca mai la ruota, in off lo puoi tirare come meglio credi e non ti mette mai in difficoltà, anche su asfalto se devi frenare basta tirare la leva con decisione. Quello posteriore invece non mi piace assolutamente, ha solo due posizioni libero/ruota bloccata, come pensi di frenare basta sfiorarlo e la ruota posteriore è bloccata, mi sarebbe piaciuto fosse stato un po più modulabile.
Ma il pezzo forte di tutta la moto è il motore, un monocilindrico che funziona come un bicilindrico. Ha un’erogazione lineare, perfetta ed entusiasmante, dolce come solo i bicilindrici lo sono, con la differenza che qua di cilindri ne abbiamo solo uno. Ha tanta birra, ma veramente tanta, come giri il gas la risposta è immediata e sale immediatamente di giri in qualsiasi marcia, la moto fa tanta strada e la velocità sale velocemente. Non avevo mai provato nulla di simile mi ha letteralmente stregato, se poi aggiungi che mi ha fatto circa i 18/20 km/lt direi che è il motore perfetto, coadiuvato da un cambio precisissimo e morbidissimo, per rendere l’idea sembra quello di un’Honda.
Insomma la moto dei miei sogni , rifinita in maniera egregia, con un motore divertentissimo e una ciclistica entusiasmante, non ha limiti, l’unico limite è la manetta del pilota ma la moto può veramente andare ovunque, ha un motore che sembra un bicilindrico ma tutta la moto pesa poco più di un enduro racing, praticamente si hanno i pregi di entrambe le moto su un solo mezzo.
Ll’ho trovata la dual perfetta, su asfalto è veloce e protettiva (una sella più comoda non guasterebbe), in terreni aperti…..vabbè che ve lo dico a fare è nata per quello, e nei nostri boschi è decisamente facile da usare a patto di farla girare di motore, infatti è facilissimo fare le curve in spazzolata vengono da sole senza nemmeno doversi impegnare, da orgasmo.
Gli unici difetti che ho trovato sono il freno posteriore come già spiegato prima, la frizione che è decisamente un po troppo dura e ha uno stacco troppo secco, se non ci stai attento la moto fa inesorabilmente ciuff (vero Giulio?) e non è agevole usare la leva del cambio in accelerazione perché il tubo di scarico che passa proprio lì sotto toglie spazio per poter infilare il piede e fare la cambiata.
Voglio pubblicamente ringraziare Pierpaolo Rigo per essere stato così gentile da mettermi a disposizione la moto, e invito tutti voi a dare un’occhiata al progetto TACITA (www.tacita.it) di cui Pier è l’ideatore e realizzatore della T-Race Rally, la prima moto elettrica ideata e progettata per i Rally.
Voglio partire dal fattore estetico, è ovvio che chi come me è nato , motociclisticamente parlando con il mito Dakar negli occhi e nel cuore, non può certo essere indifferente alle sue forme, inoltre se ci aggiungi il fascino di avere tra le mani una vera FACTORY PRONTO GARA costruita in pochi esemplari e venduta a cavallo tra il 2007 e il 2008 alla bella cifra di 25000 eurozzi, non puoi che esclamare una solo parola MERAVIGLIOSA.
Inoltre, questa meraviglia cresce una volta che hai tutto sotto gli occhi e le mani, essendo semi smontata ho potuto apprezzare anche quello che di solito non si vede, il mezzo monta tutti componenti di alta gamma, dalle sospensioni alle piastre di sterzo,
dal carburatore alla pompa della benzina a depressione, dal supporto telaietto strumenti alle pedane, dalla sella alle sovrastrutture etc. etc.. Il tutto è pensato per ridurre al massimo il peso ma conservare un’elevata robustezza per l’uso gravoso al quale il mezzo dovrebbe essere destinato, come ad esempio la sella che ha la struttura in carbonkevlar,
così come il cupolino, il paramotore, la scatola filtro e il codino posteriore dove all’interno c’è il posto per alloggiare la balise. I perni ruota di grossissimo diametro ma leggerissimi e robusti, alluminio per le pedane,comandi a pedale per cambio e freno posteriore snodati,
il supporto dell’ammortizzatore di sterzo e i riser del manubrio,
i dadi ruota, i registri catena
e il reggi castelletto della strumentazioni. Insomma una vera meraviglia della tecnica alla portata di tutti (tutti…. si vabbé chi si può permettere di spendere cifre del genere su una moto ).
Ma la meraviglia continua nel notare che con una chiave da 8, una da 10, un cacciavite e un paio di brugole smonti in un attimo tutta la moto, l’impianto elettrico è semplificato e semplicissimo, i serbatoi anteriori vengono via dopo aver svitato tre brugole e per togliere la carena anteriore non serve nemmeno una chiave essendo munita di innesti rapidi. Il telaietto posteriore non esiste ma funge da struttura portante il serbatoio, dove trovano posto batteria, fusibili e centralina piazzati sotto la sella che si toglie in un attimo grazie allo sgancio rapido.
Altre chicche che ti fanno realmente capire che sei di fronte ad un mezzo da gara sono; la fattura dello scarico, con le sue saldature al tig artigianali e i terminali (completamente vuoti) collegati con le molle incrociate,
un sistema di raffreddamento per la pompa della benzina (mai visto prima),
i convogliatori d’aria direttamente sul cilindro, la ventola sul radiatore e lo stesso decisamente ampio con saldature laterali molto artigianali,
inoltre montati sotto al serbatoio posteriore ci sono due serbatoi dell’olio extra da utilizzare in caso di necessita per tappe lunghe solo da collegare al circuito tramite dei raccordi ad aggancio rapido,
il radiatore dell’olio montato in posizione anteriore sotto i fari e, per concludere, tutti i serbatoi hanno gli sganci rapidi con un unico rubinetto dove ti permette di utilizzare, a scelta, quelli anteriori, quelli posteriori o entrambi.
Insomma, costerà pure un botto ma tutto sto popò di roba e cura del dettaglio su un mezzo da 8000 euro non si trova mica, rifinita benissimo.
La posizione in sella, mannaggia, è perfetta pure quella, sei seduto molto in alto infatti la moto è veramente un cavallo, tra l’escursione di ben 300 mm e tutto il resto non è certo adatta ai corti di gamba, alzarsi in piedi sulle pedane è questione di un attimo e la guida in piedi è ancora meglio di quella seduta. Strettissima tra le gambe con un bilanciamento dei pesi perfetto e il baricentro molto in basso (ma come avranno fatto ) ha una maneggevolezza incredibile, l’avantreno è leggero ed è facile farlo decollare per superare facilmente degli ostacoli ma allo stesso tempo è piantato lì e va sempre dove vuoi tu. C’è da dire che è veramente un pezzo di legno , tra le sospensioni tarate per il terreno africano e la sella che è praticamente una panca di legno rivestita non si può certo dire che ha come pregio il confort, con quel popò di carena che sale così in alto sei completamente riparato dall’aria, anche nella guida in piedi, e ti ritrovi a velocità elevata senza nemmeno rendertene conto, cosa che avviene anche per la mancanza di vibrazioni . C’è da aggiungere che dopo aver tarato un po’ meglio le sospensioni la situazione è decisamente migliorata, segue sempre il terreno, ha una trazione invidiabile, non scarta mai ed ora che la forcella lavora non ti spezza più gli avambracci.
I freni sono un controsenso, quello anteriore da fermo sembra spugnoso, come se avesse dell’aria nel circuito poi quando lo usi è perfetto, frena bene e non blocca mai la ruota, in off lo puoi tirare come meglio credi e non ti mette mai in difficoltà, anche su asfalto se devi frenare basta tirare la leva con decisione. Quello posteriore invece non mi piace assolutamente, ha solo due posizioni libero/ruota bloccata, come pensi di frenare basta sfiorarlo e la ruota posteriore è bloccata, mi sarebbe piaciuto fosse stato un po più modulabile.
Ma il pezzo forte di tutta la moto è il motore, un monocilindrico che funziona come un bicilindrico. Ha un’erogazione lineare, perfetta ed entusiasmante, dolce come solo i bicilindrici lo sono, con la differenza che qua di cilindri ne abbiamo solo uno. Ha tanta birra, ma veramente tanta, come giri il gas la risposta è immediata e sale immediatamente di giri in qualsiasi marcia, la moto fa tanta strada e la velocità sale velocemente. Non avevo mai provato nulla di simile mi ha letteralmente stregato, se poi aggiungi che mi ha fatto circa i 18/20 km/lt direi che è il motore perfetto, coadiuvato da un cambio precisissimo e morbidissimo, per rendere l’idea sembra quello di un’Honda.
Insomma la moto dei miei sogni , rifinita in maniera egregia, con un motore divertentissimo e una ciclistica entusiasmante, non ha limiti, l’unico limite è la manetta del pilota ma la moto può veramente andare ovunque, ha un motore che sembra un bicilindrico ma tutta la moto pesa poco più di un enduro racing, praticamente si hanno i pregi di entrambe le moto su un solo mezzo.
Ll’ho trovata la dual perfetta, su asfalto è veloce e protettiva (una sella più comoda non guasterebbe), in terreni aperti…..vabbè che ve lo dico a fare è nata per quello, e nei nostri boschi è decisamente facile da usare a patto di farla girare di motore, infatti è facilissimo fare le curve in spazzolata vengono da sole senza nemmeno doversi impegnare, da orgasmo.
Gli unici difetti che ho trovato sono il freno posteriore come già spiegato prima, la frizione che è decisamente un po troppo dura e ha uno stacco troppo secco, se non ci stai attento la moto fa inesorabilmente ciuff (vero Giulio?) e non è agevole usare la leva del cambio in accelerazione perché il tubo di scarico che passa proprio lì sotto toglie spazio per poter infilare il piede e fare la cambiata.
Voglio pubblicamente ringraziare Pierpaolo Rigo per essere stato così gentile da mettermi a disposizione la moto, e invito tutti voi a dare un’occhiata al progetto TACITA (www.tacita.it) di cui Pier è l’ideatore e realizzatore della T-Race Rally, la prima moto elettrica ideata e progettata per i Rally.